Bimbo morto in cantiere Lo zio unico responsabile

Il giudice Carlo Busato ha disposto l’assoluzione dei tre indagati dell’impresa Non avrebbero avuto alcuna responsabilità nella tragedia di Covelano


di Mario Bertoldi


BOLZANO/SILANDRO. Per la tragedia di Covelano, lo zio del piccolo rimasto ucciso sotto un escavatore all’interno di un cantiere, rischia di rimanere l’unico responsabile e l’unico condannato per colpa. Ieri infatti il giudice Carlo Busato ha assolto gli altri tre indagati e cioè i responsabili del cantiere ove avvenne la tragedia. Si tratta di Klaus Mair (titolare della ditta di movimento terra impegnata nel cantiere), di Hermann Tumler, coordinatore della sicurezza dello stesso cantiere e di Günther Blaas, che si trovava alla guida della pachera. L'inchiesta della Procura aveva portato alla loro incriminazione per il fatto che l’area del cantiere avrebbe dovuta essere transennata e dunque interdetta all'ingresso di estranei.

Come si ricorderà la tragedia avvenne verso le 9 del mattino nel cantiere in posizione isolata che era stato aperto per lavori sulla strada comunale che sale verso le cave di marmo di Covelano. Quella mattina il bambino ( Jannich Pohl) era stato affidato temporaneamente agli zii materni. E proprio uno zio, Johann Gurschler, ebbe la malaugurata idea di recarsi con il piccolo nel cantiere stradale per verificare come proseguissero i lavori. Una pura curiosità pagata, purtroppo, con la tragedia. Ancora oggi lo zio, che non si dà pace, non è in grado di ricordare esattamente perchè perse di vista per un attimo il bambino. Pochi istanti che sono bastati per far trovare il piccolo nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

In effetti nessuno nel cantiere si era accorto di quel bambino rimasto senza alcun controllo. In effetti nessuno si era accorto che il piccolo si era incamminato in direzione di una piccola pachera e si era accucciato nei pressi per giocare. Pochi istanti dopo l'operaio che era alla guida del mezzo meccanico ha messo in moto spostandosi in retromarcia. Per il piccolo non ci fu nulla da fare. Colpito violentemente al capo morì all'istante. Come detto lo zio per il momento è l’unico responsabile della tragedia ma ha già annunciato appello.

Nelle scorse settimane l’uomo è stato condannato per omicidio colposo ad un anno di reclusione con la sospensione condizionale della pena. L’uomo è stato riconosciuto colpevole per aver deciso di andare a visitare il cantiere in compagnia del piccolo senza rendersi conto della necessità di tenere costantemente la situazione sotto controllo e dunque di tenere costantemente per mano il bambino proprio per evitare che potesse avventurarsi nel cantiere.

Nel corso dell’udienza di ieri è emerso che al pacherista ed ai responsabili del cantiere non possono essere imputate responsabilità specifiche.

Come nei confronti di Günther Blaas che era alla guida dell’escavatore sotto il quale rimase ucciso il bambino. I controlli e le perizie hanno dimostrato che il pacherista (che certo non poteva immaginare che nel cantiere si aggirasse completamente senza controllo un bambino di due anni e mezzo) non aveva la possibilità, in retromarcia, si rendersi conto della presenza del piccolo. Sono stati assolti anche i responsabili del cantiere e della ditta edile impegnata nei lavori. E’ vero che il cantiere avrebbe dovuto essere recintato ma è anche vero - ha sostenuto la difesa degli indagati - che la presenza di una recinzione non avrebbe cambiato la situazione posto che il bambino era stato portato al cantiere dallo zio che doveva incontrare alcuni tecnici per discutere dei lavori che stavano per essere completati.

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