Bolzano, gli imprenditori in pressingsulla politica: "Aiutateci a innovare"

Secondo il presidente degli imprenditori altoatesini Stefan Pan (nella foto), «la vera sfida è aiutare le aziende innovative a prendere per mano quelle più piccole ma con potenziale di crescita». E per questo non serve costruire un polo tecnologico («uno sperpero di denaro») ma investire su «teste pensanti»


Gianfranco Piccoli


BOLZANO. Dici crisi e pensi all’economia. Ma Stefan Pan idealmente è vicino agli eremiti, che vivono la crisi nel suo significato autentico: discernimento. «I tempi difficili sono un’opportunità di crescita», è la filosofia del presidente di Assoimprenditori.
Da pochi mesi in sella alla Confindustria altoatesina, Pan ha fatto capire che non intende fare da spettatore di fronte alla politica che deve disegnare il futuro economico (e non solo) dell’Alto Adige senza poter contare sulle risorse del passato.
Pan ha rotto gli argini, invadendo territori tradizionalmente lontani al mondo economico: «Troppi ospedali in questa provincia, bisogna razionalizzare». E’ intervenuto su temi scontati per un imprenditore («Il taglio dell’Irap non si tocca, è una tassa folle»), per poi lanciare messaggi che suonano, se non rivoluzionari, controcorrente rispetto al clima da vacche grasse del passato, dove tutti prendevano tutto a prescindere: «Basta contributi a pioggia, soldi solo alle imprese che innovano».
La sensazione è che Assoimprenditori vuole essere protagonista nella redazione dell’agenda della politica. E lo scontro sul Polo Tecnologico è il segnale della diversità di visione con la giunta provinciale.
«No, non vogliamo scrivere l’agenda politica - attacca Pan - la questione di fondo è la fiducia, ingrediente essenziale per gestire il futuro con lo spirito giusto. La fiducia non si inventa, ma deve essere basata su due punti fermi: capire com’è lo stato generale e dare le risposte giuste, soprattutto in tempi di crisi, quando la situazione muta continuamente».
La crisi, appunto.
«Ci sono meno risorse e noi per primi dobbiamo fare una cosa che non abbiamo fatto abbastanza: renderci consapevoli, come imprenditori e parte attiva della società, del nostro futuro. Il futuro va gestito adesso e la crisi è l’opportunità per rimettere il treno sul binario giusto».
Ha un atteggiamento positivo.
«Siamo in una fase in cui le parti sociali si sono finalmente riavvicinate: sindacati e imprenditori sono sulla stessa barca e remano insieme».
Parlava di fiducia: come si costruisce?
«Non alzando un palcoscenico, ma con le idee».
Si riferisce al Polo Tecnologico?
«Certo: noi abbiamo una responsabilità sociale e queste cose le dobbiamo dire».
C’è in atto uno scontro tra grandi aziende e piccole-medie imprese?
«E’ un distinguo privo di senso, visto che le nostre “grandi aziende” sono comunque piccole, realtà dove tutti si conoscono. La vera grandezza di alcune aziende locali sta nella capacità di stare nel mercato globale e innovare».
Tutto questo per dire che...
«Che la vera sfida è aiutare le aziende innovative a prendere per mano quelle più piccole ma con potenziale di crescita. E questo lo si può fare proprio perché viviamo in una realtà dove tutti si conoscono: è un aspetto sociale e culturale di cui non abbiamo ancora capito il valore. Dobbiamo fare rete fra di noi».
Tradotto?
«L’Ire e l’Astat dicono che l’economia altoatesina è sana ma soffre di “nanismo” perché ha strutture troppo piccole. Il bravissimo falegname di San Genesio non può essere competitivo da solo, ma se si mette insieme ad altri tre può raggiungere quella dimensione “industriale” che lo può portare fuori dai confini dell’Alto Adige. Dobbiamo aiutare il falegname di San Genesio a fare questo passo. E per questo non serve un Polo Tecnologico, ma materiale umano, “teste pensanti”».
Ribadisce la contrarietà al Polo?
«Uno sperpero e un modo di ragionare vecchio. Tra “scatola”, costi del personale e di gestione, arriverà un conto per le casse pubbliche da 300 milioni di euro per aiutare 2-300 aziende. Questo significa un contributo di 1 milione ad azienda, una cifra superiore allo stesso fatturato di ogni singola realtà. Che senso ha?»
Ma la Provincia assicura che i soldi non li toglieranno a voi.
«Non è così che si fa politica. I soldi sono di tutti e vanno spesi dove servono: non si può dire “non preoccupatevi perché li prenderemo da altri capitoli”».
Lei ha criticato l’esistenza di sette ospedali.
«Ragionavo sul bilancio provinciale. Se devo risparmiare perché toccare le piccole voci? La sanità è la voce più costosa: se risparmio l’1%, ho fatto tantissimo».
Parliamo di salute: e la qualità?
«Lo dico per l’esperienza quotidiana che vivo nel mio lavoro. Si possono ripensare i processi essenziali senza toccare la qualità e anzi rendendo più snelli gli stessi processi. Ma ci vuole l’apertura mentale per fare questo passo».
Basta contributi a pioggia: lo ha detto lei.
«E lo ribadisco con forza. Il “soldi a tutti” deve appartenere al passato, non possiamo più permettercelo. Dobbiamo pensare a cosa è più importante, favorendo la specializzazione e mettendo chi fa bene un lavoro nelle condizioni di farlo ancora meglio. In questo senso, l’Alto Adige ha un potenziale enorme».
Terza corsia dinamica dell’A22, tunnel del Brennero. Volete tutto?
«Vogliamo tutto quello che garantisce raggiungibilità: se non c’è questa, rischiamo di rimanere indietro. Solo un esempio: St Moritz senza aeroporto sarebbe rimasta una località turistica di serie C. Oggi i tempi delle ferie si sono ristretti, nessuno si mette più in auto per 8 ore».
Burocrazia: avete chiesto uno snellimento deciso.
«Sul piatto ci sono alcune proposte della Giunta provinciale e in cantiere la nuova legge sull’innovazione. Attendiamo».
Lei ha illustrato la sua visione: la politica è pronta per tutto questo?
«Le contrapposizioni sono fisiologiche in una fase del genere. Ma alla lunga vincerà l’idea migliore: nostro compito è far capire che dobbiamo abbandonare i vecchi modelli. Il fatto che oggi se ne parli è già positivo, qualche anno fa il clima - conclude il presidente di Assoimprenditori - era differente».

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