Urbanizzazione

Bolzano: l'appello degli architetti: «Basta cementificare»

Nel capoluogo almeno un milione di metri cubi già edificato e non sfruttato. Si sprona la città a cambiare modelli di vita: interrare l’A22, basta commercio solo in centro o in periferia



BOLZANO. Gli architetti hanno deciso: passano dal costruire al de-costruire. Vorrebbero cioè che Bolzano smettesse di fare quello che spesso ha fatto - se non sempre- cioè cementificare, per provare a dare un tetto alle persone e uno sviluppo al territorio attraverso nuovi paradigmi: niente consumo di suolo, possibilmente demoricostruire, costruire sul costruito.

Un milione di metri cubi

Si può partire da un numero: «Ci sono almeno un milione di metri cubi di già edificato o abbandonato oppure non sfruttato su cui si potrebbe muoversi ora, non domani» dice Claudio Lucchin. Lui, con Wolfgang Thaler, il presidente dell'ordine degli architetti e, tra gli altri, Daniela Varnier, sono gli animatori di una due giorni che si propone di cambiare le carte in tavola nel rapporto tra umani e edifici. Ma pure gettare idee sulle troppe auto in circolazione, sul troppo rumore, sulla necessità di pensare a chi cammina e a chi va in bici più di quanto si stia già facendo.

Centri d'acquisto decentrati

«Magari - dicono Thaler e Lucchin - provando a immaginare che centri d'acquisto, strutture pubbliche e tutto quello che serve non sia sempre o tutto in centro o tutto in periferia ma che possa trovarsi dove la gente vive, soprattutto nei quartieri».

Insostenibili certezze

Non è un caso dunque che il titolo di questo congresso degli architetti abbia un titolo che è tutto un programma: "In-sostenibili certezze". Che, tradotto, significa che sarebbe ora di finirla di usare un vocabolo - sostenibilità appunto - come un pannicello caldo da mettere sopra ogni cosa, tutto forma e niente sostanza. «Sostenibilità è cambiare anche stile di vita» spiega Thaler. Partendo dal modo in cui si costruiscono i luoghi dove gli umani vivono, cioè le città.

Interrare l'A22

E Bolzano? «Avrebbe bisogno di far sparire, interrandola, l'autostrada che la attraversa, unica città italiana ad avere questo regalo - propone Lucchin - e, sopra, finalmente costruire quello che serve. Senza sprecare altro terreno».

Il dibattito

Non è a sua volta un caso che nella seconda giornata di questo congresso, conclusosi ieri, si apra alla città con al centro un dialogo con un sacerdote, don Paolo Renner insieme ad Andrea Felis. Il noto divulgatore ha una definizione su quello che è accaduto ai nostri centri urbani: «Si tratta semplicemente di bulimia costruttiva» dice. Del fatto che non riusciamo a smettere di usare cemento e asfalto per le strade in una rincorsa senza fine. Sulla possibilità o meno che anche la città di Bolzano riesca a imboccare una strada diversa, avrebbe dovuto esserci anche un confronto, ci si augurava serrato, proprio sui temi dello sviluppo, tra i sindaci di Bolzano e Trento, ma Renzo Caramaschi ha declinato l'invito. 













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