Il cantiere

Bolzano: la protesta della barista,  “scippata” dei tavolini  

Fino al 10 luglio si lavora in vicolo della Parrocchia accanto al Cafè Mattei. La titolare Roberta Mattei: «Estate rovinata. Non potevano lavorare durante il lockdown?»



BOLZANO. Concluso anche l’ultimo lockdown, dopo oltre un anno di sacrifici e di mancati guadagni, anche baristi e ristoratori stanno piano piano (e con fatica) riprendendo il cammino verso la normalità, fiduciosi che i mesi estivi possano rendere meno drammatica la loro situazione finanziaria.

Ma non è così per tutti. L’ottimismo della titolare del Cafè Mattei di piazza della Parrocchia, infatti, è svanito nei giorni scorsi, quando una Pec del Comune l’ha informata che dal 10 maggio avrebbero preso il via i lavori in vicolo della Parrocchia - quello accanto al bar, che sale in via Museo - e che, quindi, avrebbe dovuto provvedere a smantellare il “giardino” esterno al suo locale.

Lavori che proseguiranno fino al 10 di luglio, salvo intoppi e ritardi. Metà dell’estate, insomma, andrà persa. «Io non potrò lavorare – sbotta Roberta Mattei – perché non è pensabile di poter andare avanti con solo tre tavoli, davanti al locale. Anche perché immagino che gli operai del cantiere faranno parecchio rumore e solleveranno parecchia polvere».

Giusto il tempo di riaprire, insomma, ed è arrivata subito una doccia fredda. «Proprio così – spiega – la cosa è ancora più incomprensibile perché, già la scorsa estate, i tecnici avevano fatto un sopralluogo. Già allora, ricordo che avevamo riaperto da poco dopo il primo lockdown e mi ero preoccupata. Avevo chiesto se non avessero intenzione di partire con i lavori, ma mi avevano rassicurata: “Aspettiamo il via libera del Comune, poi cominceremo, ma magari li faremo a novembre, quando è freddo e lei usa meno i tavoli esterni” ».

Roberta s’era tranquillizzata e, in tutti questi mesi, non ha avuto più notizie. «Fino a mercoledì – prosegue – quando mi è stata annunciata l’apertura del cantiere».

La titolare s’è subito attivata, ha trovato una ditta e, sabato, entro le 10 del mattino – «perché dopo non si può entrare» - ha fatto portar via tavoli, sedie, fioriere e la ringhiera.

«Posso usare solo i tre tavoli davanti – continua, amareggiata – ma so già che non si siederà nessuno. E questo vuol dire non guadagnare».

La domanda sorge spontanea: ma i lavori non potevano essere eseguiti durante i mesi invernali o negli oltre due mesi in cui il locale ha dovuto rimanere chiuso, ma i cantieri hanno potuto continuare le loro attività?

«Io penso che si sarebbe potuto approfittarne – rivela Roberta – anche perché la responsabile della ditta che esegue i lavori mi ha rivelato che erano pronti a partire da mesi, ma che serviva l’ok del Comune. Ora mi dicono che passeranno dei camion e che i lavori interesseranno le tubature: mi chiedo anche come faremo con gli scarichi del mio bar, che vanno nelle acque bianche».

L’amarezza è grande quanto la preoccupazione di dover affrontare altre settimane davvero difficili. Proprio adesso che ci si era illusi di poter ripartire.

E non manca nemmeno un pizzico di giustificata rabbia.

«Non si fa così – sbotta Roberta – perché abbiamo sempre fatto tutto ciò che ci è stato chiesto di fare. Siamo stati i primi a chiudere quando si doveva chiudere, gli ultimi ad aprire, anche quando si poteva anticipare, ma non l’abbiamo fatto perché noi siamo sempre i più ligi alle regole. Abbiamo messo i plexiglass, fatto i tamponi e i vaccini...ora si comportano così. Senza che nessuno si scusi. Già combattiamo da qualche anno, da quando è stato aperto il cantiere di Campofranco, che non ci ha reso certo la vita facile, tra rumore, polveri e spacciatori e questa è una nuova mazzata. Non ci voleva proprio».













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