BOLZANO

Bolzano, la toponomastica (con decine di nomi italiani a rischio) diventa un caso nazionale

Oggi se ne occupa anche "Repubblica": forse dovremmo dire addio anche a malga Sasso e Palla Bianca. Ma anche alla Vetta d'Italia. Domani - venerdì - si riunisce la commissione dei sei a Bolzano. Intanto il governatore Kompatscher ha messo il bavaglio al consigliere Urzì: "Sono informazioni riservate"



BOLZANO. La questione toponomastica, con il rischio che vengano aboliti decine di nomi italiani di uso corrente, è diventata un caso nazionale. Oggi se ne occupa anche "Repubblica".

"In Alto Adige, si sa, il bilinguismo è tutelato dalla legge - ricorda Repubblica - perché esistono due comunità linguistiche diverse: quella tedesca (quasi tre quarti della popolazione) e quella italiana (poco meno di un quarto). Ma quello che forse molti italiani non sanno è che da anni nella provincia di Bolzano è in atto una battaglia sulla toponomastica, che ha avuto un’accelerazione nelle ultime settimane. E potrebbe portare in tempi stretti alla sparizione di oltre 1500 toponimi in italiano a favore delle denominazioni in tedesco. Alcuni di questi toponimi, poi, benché imposti nel 1923 dal governo fascista dopo l’annessione dell’Alto Adige all’Italia alla fine della Prima Guerra mondiale, sono divenuti di uso comune in tutto il Paese e noti anche a livello internazionale. Pensiamo alla famosa Vetta d’Italia, che i libri di geografia sin dalle scuole elementari indicano come il punto più a nord dello Stivale: il toponimo italiano verrebbe cancellato e resterebbe solo l’impronunciabile dizione tedesca di "Glockenkarkopf". Sparirebbero i nomi di montagne famosissime agli scalatori come la Palla Bianca e anche quello di Malga Sasso, dove ci fu una drammatica strage di finanzieri nel 1966.

Domani - venerdì - si riunisce la commissione dei sei che potrebbe stabilire regole penalizzanti per il gruppo linguistico italiano cancellando nomi di uso corrente. Intanto il governatore Kompatscher sta cercando di mettere il bavaglio al consigliere Urzì: "Sono informazioni riservate", con il rischio di una denuncia penale per l'obbligo di riservatezza a cui sono tenuti i consiglieri. In realtà la comunità italiana pretende una discussione trasparente, senza accordi segreti con Roma.













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