Bolzano, nuove accuse di pedofilia: torna in carcere l'aiuto parroco

Nuove, pesantissime accuse contro l’aiuto parroco laico di Varna arrestato lo scorso 29 marzo, chiamato dalla procura di Bolzano a rispondere di atti di pedofilia nei confronti di almeno quattro chierichetti, oltre che di detenzione di materiale pedopornografico. Il giovane è stato infatti riarrestato nelle scorse ore



VARNA. Nuove, pesantissime accuse contro l’aiuto parroco laico di Varna arrestato lo scorso 29 marzo, chiamato dalla procura di Bolzano a rispondere di atti di pedofilia nei confronti di almeno quattro chierichetti, oltre che di detenzione di materiale pedopornografico. Il giovane è stato infatti riarrestato nelle scorse ore e gli sono stati contestati nuovi capi d’imputazione sui quali la procura mantiene uno stretto riserbo. L’aiuto parroco si trovava agli arresti domiciliari dallo scorso sette aprile, dopo avere trascorso una decina di giorni in carcere, in isolamento. Arresti domiciliari in un luogo mantenuto riservato, in virtù della delicatezza della vicenda.
 Il procuratore capo della repubblica Guido Rispoli e il pm titolare dell’indagine, Donatella Marchesini, hanno chiesto e ottenuto dal gip una seconda ordinanza di custodia cautelare.
 «Posso solo confermare il secondo arresto perché sono emersi nuovi fatti di maggiore gravità», è l’unica dichiarazione di Rispoli.
 Certo è che in queste settimane, la procura non ha mai smesso di indagare sul giovane di 28 anni che aveva ammesso una serie di atti di pedofilia che ora, secondo gli investigatori, non sarebbero che la punta di un iceberg ben più profondo. Solo così, infatti, si spiega la decisione di riarrestarlo. La nuova ordinanza di custodia contiene almeno due nuovi capi d’imputazione, più gravi di quelli precedentemente contestati. E’ lecito supporre che, secondo l’accusa, il coadiutore laico sia andato ben oltre la curiosità morbosa e i «toccamenti» che aveva ammesso davanti al giudice.
 L’arresto era avvenuto sulla scorta di una serie di dichiarazioni rese da giovani chierichetti. Una perizia tecnico-informatica aveva consentito alla procura di trovare un gran numero di foto quantomeno equivoche sul computer del giovane (tecnico in una nota ditta di Bressanone e laico, dunque estraneo all’organigramma ecclesiale), che pare avesse anche cercato inutilmente di cancellarle dopo aver sentito delle voci in paese che riferivano di suoi atteggiamenti. L’aiuto parroco non aveva a che fare solo con i ragazzi della parrocchia di Varna, ma aveva anche coordinato l’attività giovanile della Caritas (curando in particolare i soggiorni marini con bambini e ragazzini) e quella dei vigili del fuoco e della locale sezione dell’Alpenverein. Sono centinaia i minori con cui l’arrestato aveva abitualmente contatti nell’ambito delle sue funzioni.
 I fatti per i quali l’aiuto parroco era stato arrestato la prima volta si sarebbero verificati tra il 2006 ed il 2009. In alcuni casi, i ragazzi coinvolti avevano undici anni; altri ne avevano 14. La Procura aveva raccolto i primi riscontri proprio dai ragazzini abusati che avevano parlato di «attenzioni sessuali». Difeso dagli avvocati Nicola Nettis e Christine Jöchler, il coadiutore laico aveva ammesso gran parte delle contestazioni, dopo aver visto almeno una cinquantina di foto e un video incriminanti. Ammesso che cosa, esattamente? «Di avere scattato foto che ritraggono bambini nudi - aveva spiegato Nettis - escludendo perà qualsiasi atto violento verso quei ragazzi». Ora, il quadro probatorio è cambiato, in peggio. Secondo indiscrezioni, le accuse più gravi che hanno portato al nuovo arresto riguarderebbero atti violenti. Lo stesso vescovo Golser, in prima linea nella battaglia contro la pedofilia, sul caso di Varna aveva chiesto alla magistratura di accertare la verità. (c.p.)













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