BOLZANO

Bolzano, pressing su Brancaglion di Casapound: «Si dimetta»

Mercoledì la riunione della circoscrizione a Don Bosco. Il consigliere è ufficialmente indagato dalla Procura


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Tutti gli chiedono di fare un passo indietro: di dimettersi o almeno sospendersi da consigliere di circoscrizione a Don Bosco. Davide Brancaglion per ora non parla. Il suo avvocato Miki Eritale si limita a dire: «Non abbiamo avuto alcuna comunicazione ufficiale». Scende in campo invece con una nota CasaPound: «Confermiamo la nostra fiducia in Davide: le notizie apparse sulla stampa non incidono sull’operato che sta svolgendo in circoscrizione e sulle iniziative di impegno sociale a cui ha partecipato. Se qualcuno dovrà emettere una sentenza, quello dovrà essere unicamente un giudice e non politicanti né giornalisti»

Nella bufera politica oltre a Brancaglion, 27 anni, consigliere di circoscrizione a Don Bosco di CasaPound, c’è l’intero movimento di estrema destra che, alle ultime elezioni comunali, aveva mandato in consiglio Andrea Bonazza.

Brancaglion è al momento indagato nell’ambito dell’inchiesta della Digos, coordinata dal pubblico ministero Luisa Mosna, sul pestaggio di un ragazzo di 17 anni, avvenuto la sera del 20 gennaio davanti alla sede di CasaPound in via Cesare Battisti. Non è ancora chiaro quale sia stata la miccia che ha scatenato il pestaggio. Due le ipotesi: la soneria del cellulare della vittima che, proprio nel momento in cui passava davanti alla sede, ha cominciato a suonare “Bella Ciao”; secondo un’altra versione, la vittima e un suo amico si sarebbero fatti sorprendere mentre con lo spray volevano fare delle scritte vicino alla sede di via Cesare Battisti.

Quello che è certo è che il diciassettenne è stato picchiato a sangue e al pronto soccorso hanno emesso una prognosi di 30 giorni. Per mercoledì è fissata la prossima riunione del consiglio di circoscrizione.

«Ciò che è successo - spiega Hannes Unterhofer, vicepresidente (Svp) del consiglio di quartiere - è un fatto molto grave. Tanto che più d’uno mi chiede di non sedermi al tavolo con Brancaglion. Fatto salvo il principio che uno è innocente fino a quando la sentenza non è passata in giudicato, la cosa migliore è che si dimetta».

Anche Federico De Piccoli, presidente (Movimento Cinque Stelle) del consiglio di quartiere, auspica che il consigliere di CasaPound faccia un passo indietro. «Noi come consiglio non possiamo approvare una mozione di sfiducia: il regolamento non lo prevede».

«Sospensione o dimissioni: in questi casi - in attesa che tutto si chiarisca - sono la cosa migliore», è l’invito che arriva da Giovanni Benussi, appoggiato alle ultime elezioni, da CasaPound.

Guido Margheri (Sel), in una nota al commissario straordinario Michele Penta, invoca un’iniziativa politica e istituzionale per chiedere le dimissioni del consigliere. Una voce fuori dal coro è invece quella di Alberto Sigismondi (Fratelli d’Italia): «Nulla può giustificare un pestaggio, ma anche certe provocazioni andrebbero evitate. Non vedo comunque perché dovrebbe dimettersi: lo farà nel momento in cui ci dovesse essere una condanna definitiva. Se tutti coloro che in Italia sono indagati per reati anche più gravi dovessero andare a casa, sarebbe la fine».













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