Borse di studio supertassate per decine di altoatesini

Quando la Provincia versa due sovvenzioni nello stesso anno solare, la burocrazia impazzisce. Lo strano caso di Beatrice Deo, purtroppo comune a molte altre famiglie


di Fabio Zamboni


BOLZANO. È una storia di ordinaria burocrazia che provoca straordinari disagi. Accade questo: che nella efficientissima Autonomia altoatesina decine di cittadini che devono fare ricorso a sovvenzioni della Provincia per far studiare i loro figli o per pagare le rette in collegio, paghino poi salato il “conto” di quelle borse di studio. Accade quando la burocrazia locale si scontra, oltretutto, con quella meno efficiente dello Stato. Raccontiamo qui la storia della famiglia di Beatrice Deo, residente a Silandro, Val Venosta, come paradigma di altre decine di storie come la sua. In pratica la signora Deo e altri come lei si sono visti recapitare a casa pesanti cartelle fiscali per non aver dichiarato redditi che non hanno effettivamente incassato (borse di studio versate a istituti scolastici) o per aver dichiarato a carico figli intestatari delle suddette borse di studio. «E' una storia vecchia che purtroppo è ancora attuale _ ci spiega Richard Paulmichl, dirttore dell'Ufficio assistenza scolastica della Provincia _. E' da nove anni che i nostri politici cercano di convincere Roma a detassare borse di studio che non fanno reddito, ma niente. Sembravamo vicini al traguardo, ma la stretta di Monti ha bloccato tutto».

Il disagio però è nato dal fatto che la Provincia ha versato alla stessa famiglia due borse di studio nello stesso anno solare. «Il 20 maggio scorso – ci racconta Beatrice Deo – mi è arrivata un'ingiunzione di pagamento dall'Agenzia delle entrate, che mi chiedeva di pagare 1500 euro, fra restituzione della detrazione d'imposta, sanzioni e interessi vari. Sono andata all'Agenzia e mi hanno spiegato che le borse di studio che le mie figlie hanno ricevuto negli anni 2008 e 2009 per frequentare il collegio a Silandro sono state pagate dalla Provincia al collegio nello stesso anno solare e quindi è come se una delle mie figlie avesse guadagnato oltre 2800 euro in un anno, oltre la soglia entro la quale si può dichiarare i figli a carico».

Per cui avrebbe dichiarato anche il falso. «Appunto. Un doppio falso, perché non ho dichiarato di aver ricevuto un reddito che in effetti non ho ricevuto perché va direttamente al collegio e perché ho dichiarato che le figlie sono a carico. Io dovevo tenere le bambine in collegio perché lavoriamo tutto il giorno, guadagnando comunque poco. La borsa di studio era di 2800 euro, ma in quell'anno la grande ha ricevuto questa cifra per due volte: in gennaio quella per il 2008, in dicembre quella per il 2009. E la piccola altri 1800 euro».

E adesso? «Ho già incominciato a pagare, concordando una rateizzazione: ogni tre mesi paghiamo oltre 200 euro. Altri a cui è capitata la stessa cosa hanno fatto ricorso ma non c'è niente da fare. Io ho chiesto aiuto a una sindacalista della Cgil, Christine Pircher, che si è molto interessata ma senza risultato». «Sono andata in Provincia – ci spiega Pichler –ma inutilmente. E poi ho saputo che già nel 2008 un giudice aveva sollevato il problema alla Provincia, che aveva promesso che avrebbe modificato il programma perché non accadesse più il doppio versamento nell’anno solare. Ma evidentemente non ci sono ancora riusciti...».

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