Braccianti, sì alla quarantena aziendale 

La Provincia. Tampone obbligatorio per romeni e bulgari. Ordinanza dopo la trattativa tra assessori, Asl e Bauernbund Per due settimane al lavoro in piccoli gruppi fissi. Schuler: «Meglio il test nei Paesi d’origine, altrimenti si farà qui»



Bolzano. Accordo fatto con gli agricoltori sulle regole per l’ingresso degli ottomila braccianti in arrivo da Romania e Bulgaria per la raccolta delle mele. Passa la linea tutta altoatesina della «quarantena aziendale», ma viene fissato il tampone obbligatorio per chiunque arrivi da questi Paesi, colpiti da una escalation di contagi da Covid-19.

La trattativa con il Bauernbund si è chiusa venerdì, subito seguita dalla ordinanza firmata dal presidente Arno Kompatscher. Gli agricoltori avevano chiesto che i test fossero a carico della Asl, ma questa linea non è passata. Il primo test non sarà mai a carico della sanità pubblica. «Abbiamo trovato un buon compromesso», sintetizza l’assessore alla Agricoltura Arnold Schuler, reduce dalla trattativa con il collega alla Sanità Thomas Widmann, la Asl e il Bauernbund.

C’era la necessità di tenere insieme due esigenze: la raccolta di mele e uva, per la quale i braccianti romeni e bulgari sono fondamentali (quasi il 50% dei circa 16 mila lavoratori attesi nei campi) e l’assoluta necessità di evitare nuovi focolai. Nel mondo della sanità locale l’arrivo di circa 8.000 lavoratori da Romania e Bulgaria viene guardata con estrema preoccupazione.

A livello statale è prevista la quarantena di due settimane per chi arrivi da questi Paesi. L’ordinanza provinciale prevede invece la quarantena aziendale per i lavoratori romeni e bulgari che arrivino con un test negativo non più vecchio di quattro giorni, effettuato nel Paese di provenienza in una struttura certificata. Al loro arrivo queste persone verranno sottoposte a due settimane di «isolamento attivo» nella azienda agricola: piccoli gruppi di massimo quattro persone che vivono e lavorano insieme in un'unica unità abitativa. «Questa è la soluzione su cui spingiamo con forza. È infinitamente più sicuro accogliere persone dichiarate sane già alla partenza». In assenza di tamponi effettuati in Romania e Bulgaria, i braccianti verranno sottoposti al test della Asl al loro arrivo: se il risultato è negativo, anche questi lavoratori potranno godere del trattamento di quarantena aziendale, che permette il lavoro in piccoli gruppi fissi. Ma tra l’arrivo in provincia e il risultato del primo tampone questi lavoratori dovranno rispettare la quarantena rigida, con totale isolamento. «Il primo tampone effettuato in Alto Adige non verrà pagato dalla Asl», annuncia Schuler. Dei costi si faranno carico le aziende o lo stesso Bauernbund, che collaborerà all’organizzazione.

La sanità pubblica coprirà invece le spese degli eventuali successivi tamponi, anticipa Schuler, che ribadisce, «Con gli agricoltori spingiamo perché facciano di tutto per organizzare i test in Romania e Bulgaria. Aumenta la sicurezza collettiva e i lavoratori potranno iniziare subito la quarantena aziendale, senza attendere il primo testo di ingresso». Mentre a Bolzano il problema viene risolto con una ordinanza, a Trento per la raccolta delle mele con braccianti bulgari e romeni si attende un chiarimento con la ministra Bellanova. Durante la raccolta delle mele e la vendemmia 2019 (agosto-ottobre) 16.396 persone hanno prestato lavoro come stagionali in Alto Adige (+7,1%). Solo il 12% del lavoro stagionale è svolto da cittadini italiani. Maggiore è invece il peso di romeni (35,7%), slovacchi (17,3%), polacchi (13,1%) e bulgari (9,6%), mentre sempre meno importanti sono i cechi (3,7%). È calata la presenza di polacchi (-4,7%), cechi (-17,0%), e slovacchi (-6,6%). Aumentano i romeni (+29,1%), i bulgari (+11,8%) e anche gli italiani (+41,4%).

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