il referendum 

Bressa gela Maroni: non sarete «speciali»

BOLZANO. Più competenze a Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, ma quelle tre regioni non potranno fare il pieno di nuovi poteri, «perché altrimenti diventerebbero regioni speciali e non si può, perché...



BOLZANO. Più competenze a Emilia Romagna, Lombardia e Veneto, ma quelle tre regioni non potranno fare il pieno di nuovi poteri, «perché altrimenti diventerebbero regioni speciali e non si può, perché le “speciali” sono le cinque previste dalla Costituzione»: così il sottosegretario Gianclaudio Bressa ha fatto da argine martedì a Milano durante le trattative con il presidente lombardo Roberto Maroni e i rappresentanti di Bologna. A un mese dal referendum autonomista di Lombardia e Veneto, lo scenario inizia a delinearsi e arrivano i primi no del governo, attraverso Bressa. Lombardia ed Emilia Romagna, che non ha effettuato il referendum, siedono allo stesso tavolo. Il Veneto non ha ancora iniziato. L’Emilia Romagna del presidente Bonaccini punta a ricevere 12 competenze sulle 23 materie concorrenti previste dalla riforma del titolo V della Costituzione. Maroni chiede di più, vorrebbe tutto il pacchetto. «Ma questo non è possibile», ribadisce Bressa, che non vuole più sentire parlare dei nove decimi del gettito fiscale chiesti dal veneto Zaia: «La trattativa è sulle competenze, non sul fisco. Basta con le stupidate».













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