Bressanone, in via Roma arrivano le slot machine: via libera dal Tar

A breve aprirà una sala giochi in via Roma 1. Già da due anni il progetto era nel cassetto, ma il Tar lo ha sbloccato


Gianfranco Piccoli


BRESSANONE. A breve aprirà una sala giochi in via Roma 1. Già da due anni il progetto era nel cassetto, ma l'opposizione della Provincia, che aveva negato la licenza, ha ritardato lo sbarco di videopoker e slot machine. Nei giorni scorsi, tuttavia, il Tar ha accolto il ricorso presentato da Eleonore Pernstich, difesa dall'avvocato Giovanni Polonioli, contro l'amministrazione provinciale. Salvo ulteriori impugnazioni presso il Consiglio di Stato da parte dell'ente pubblico, l'imprenditrice potrà quindi aprire la sala a ridosso del centro storico della città.  Già due anni fa Eleonore Pernstich aveva presentato la richiesta alla Provincia, che ha competenza in materia, ma la domanda era stata respinta. Dopo un ricorso gerarchico conclusosi negativamente per l'imprenditrice, si è arrivati al Tar. La giustizia amministrativa altoatesina le ha dato ragione, ritenendo errata l'interpretazione data dalla Provincia di Bolzano. L'amministrazione provinciale, infatti, si è richiamata alla legge sugli spettacoli per motivare la risposta negativa, mentre secondo i giudici del Tar vale quella sui pubblici esercizi. «E' opportuno evidenziare - si legge nella sentenza del tribunale amministrativo - che l'attività in questione costituisce attività economica e come tale non può in linea di massima essere sottratta al principio di libertà di impresa e di tutela della concorrenza».  Quello delle sale giochi è un tema caldo in questo periodo, anche a livello politico. Il proliferare di videopoker e simili, un enorme business soprattutto per lo Stato (che si porta a casa il 90% degli incassi), ha fatto scattare l'allarme tra gli esperti di problematiche legate alle dipendenze.  Non si contano più, ormai, i casi di persone che si sono rovinate economicamente e hanno creato situazioni di grave disagio all'interno delle proprie famiglie. Con episodi limite di violenza tra le mura domestiche. E' successo solo pochi giorni fa ad Egna, dove una donna di 33 anni ha denunciato il marito, che l'avrebbe picchiata dopo il rifiuto di dargli del denaro per giocare.  La preoccupazione, quando si parla di videopoker, è trasversale: «La competenza per quanto riguarda le sale giochi è della Provincia - commenta il vicesindaco Gianlorenzo Pedron - mentre il comune ha solo un ruolo consultivo. Da parte nostra abbiamo sempre vigilato, e continueremo a farlo, affinché queste attività, pur legali, restino lontane da luoghi sensibili, come le scuole».  «Non posso augurare loro buon lavoro - esordisce con una battuta il consigliere comunale di Insieme Dario Stablum - giusto tutelare il diritto di chi ha vinto un ricorso, ma è evidente che queste attività sono diseducative, e non solo per i giovani. In questi casi - conclude Stablum - è importante che l'ente pubblico vigili, in particolare sugli orari di apertura». «Il gioco può costituire un problema sociale - è il commento di Antonio Bova, consigliere del Pdl - ma non si può negare ciò che la legge permette».

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