Bullismo a scuola con WhatsApp Tutta la classe ignora una ragazza

Lo “scherzo” organizzato su un gruppo social doveva durare più giorni: disperata la vittima Nessuna punizione dalla scuola media: la prof si è accontentata di affrontare la vicenda in classe


di Alan Conti


BOLZANO. La violenza del bullismo non si manifesta solo nelle botte o nell'aggressione fisica. A volte è più sottile e può portare a conseguenze psicologiche anche più devastanti. È quanto accaduto a una ragazzina di una scuola media di Bolzano che qualche giorno fa è stata vittima di uno “scherzo” pesantissimo da parte dei suoi compagni di classe. «Quando sono andata a prenderla all’uscita - racconta la madre - stava male: era impaurita e in questi giorni è spesso depressa».

Cosa è successo di così sconvolgente?

«Mia figlia è arrivata in classe, ha salutato come sempre, ma nessuno le ha risposto. Per tutto il giorno nessuno tra i compagni di classe le ha rivolto la parola. Hanno fatto finta che non esistesse per ore costringendola a pranzare con una bambina di un’altra sezione perché era l’unica che le parlava. Ha cercato di chiedere una spiegazione a tutti, ma sistematicamente le giravano le spalle». Tagliata fuori, isolata e fatta sentire di troppo. Il modo in cui è nata questa iniziativa è ancora più agghiacciante. «Un suo compagno, la sera, le ha scritto un messaggio scusandosi per quanto accaduto. Ha spiegato che tutta la classe aveva creato un gruppo su WhatsApp (senza di lei) per concordare lo scherzo. Lui avrebbe voluto sottrarsi ma è stato minacciato di pesanti ritorsioni. Non solo, il disegno era ancora più diabolico perché l’intenzione iniziale era di ignorare mia figlia per più giorni durante il soggiorno studio organizzato in una capitale europea. Se lo avessero messo in atto sarebbe stato devastante». La madre, a quel punto, ha messo tutto nero su bianco e ha scritto alla scuola ritirando la ragazzina dalla gita e chiedendo spiegazioni. L’Istituto, nel suo regolamento, annovera l’umiliazione dei compagni e il mancato rispetto della dignità della persona al capitolo delle violazioni gravissime. Peccato che la gestione sia stata molto più leggera di quanto lascerebbero presagire le regole. La dirigente dell’istituto comprensivo non ha risposto, delegando l’insegnante. La professoressa, dal canto suo, ha deciso di risolvere la faccenda parlando a tutta la classe. La madre, ovviamente, ha ritenuto opportuno evitare alla vittima un altro stress psicologico davanti a tutti e ha tenuto la ragazza a casa durante il “chiarimento”. Il giorno dopo, su invito dai docenti, i compagni si sono scusati e la vicenda è stata chiusa. Nel carteggio tra famiglia e insegnante, comunque, quest’ultima si è premurata di ricordare che la vittima non aveva fatto i compiti estivi e che avrebbe potuto utilizzare i giorni a casa dalla gita per finirli. Il suo compito, nel frattempo, sarebbe spiegare come un atto gravissimo sia finito senza punizioni.

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