BOLZANO

Caccia, arrivano le «isole» anche nei parchi naturali altoatesini

Sono aree a tutela integrale nelle quali «non si potranno fare attività impattanti» L’esperto: «Benefici per avifauna e ungulati». Schuler: «Divieti validi per tutti»


di Alan Conti


BOLZANO. «Isole a tutela integrale»: quello che sembra un mero tecnicismo è in realtà un'importante novità in arrivo in tutti i parchi naturali altoatesini. Si tratta di zone in cui sarà vietata qualsiasi attività umana che abbia un impatto sull'ambiente e sugli animali che lo popolano. Niente caccia, chiaramente, ma nemmeno passaggi con le mountain bike o escursioni con le ciaspole. Il provvedimento è stato incluso nelle norme di attuazione sulla caccia approvate dalla Commissione dei 12 in novembre e in vigore da domani su tutto il territorio. Tra le varie misure figurano anche le aree a tutela integrale che serviranno anche a «difendere» molte specie protette.

Inizialmente si era ipotizzata una quota percentuale di territorio tra il 5 ed il 10% per ogni parco ma, in realtà, ancora non esistono dei limiti precisi. Ieri l'assessore provinciale competente Arnold Schuler si è incontrato a Bologna con il responsabile del servizio consulenza faunistica dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) Piero Genovesi. «Abbiamo cominciato a discutere per capire quali zone sottoporre a tutela. Non ci sono ancora percentuali fisse, ma un piano di lavoro» spiega. La volontà politica, però, è chiara: «Vogliamo istituirle sia nei parchi naturali, ma anche nelle rete Natura 2000 e nei territori. In assoluto. È necessario predisporre spazi di tutela per queste specie. È un discorso che dobbiamo affrontare con i cacciatori, ma anche con gli sportivi o i turisti. Una misura pensata anche per le ore notturne che spesso sono le più omportanti».

«È improprio parlare di tutela integrale - specifica il direttore dell’Ufficio Provinciale Caccia e Pesca Luigi Spagnolli - perché il nostro territorio è talmente antropizzato che non permette l’istituzione di zone di tutela integrale come prevede la specifica legge nazionale. Stiamo elaborando, però, l’istituzione di aree interdette alla caccia e a tutte le attività umane che disturbino la fauna selvatica costringendola spesso a fughe precipitose e disturbandone lo svolgimento di alcune fasi naturali necessarie come la riproduzione».

Walter Eccli, membro del comitato direttivo del parco naturale Monte Corno, esperto in galliformi, spiega i principali benefici della misura. «A trovarne maggiore giovamento sarebbe prima di tutto l'avifauna. Nella zona boschiva il francolino ed il gallo cedrone mentre al limitare del bosco, tra i 2.000 e i 2.500, anche il fagiano di monte, la pernice bianca e, nelle zone dove è presente, la coturnice. Bene anche per gli ungulati: meno vengono disturbati e meno distruggono la flora del bosco. Si tratta di un comportamento etologico provato».













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