Camere nel caos, la Svp solo spettatrice 

Bressa nel nuovo ruolo di senatore «semplice». Biancofiore alla Lega: «Non si umilia Berlusconi». Alla buvette con Boschi 


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Un Parlamento tutto nuovo. Per i debuttanti e anche per i rieletti. Perché, come dice Michaela Biancofiore (Forza Italia) dal suo banco alla Camera, «qui nessuno sa dove andremo a finire». Le elezioni politiche del 4 marzo sono state talmente dirompenti, che ieri la seduta inaugurale di Camera e Senato è stata spiazzante per tutti. Sono saltati i punti di riferimento, politici e personali. «Ho l’impressione che la Lega non si aspettasse di arrivare davanti a Forza Italia. Il Movimento 5 Stelle, che ha passato gli ultimi cinque anni a fare opposizione, adesso deve muoversi come una forza che può approdare al governo», è la sintesi di Renate Gebhard (Svp), al secondo mandato come deputata. La prima giornata se ne è andata con i tentativi a vuoto di eleggere i presidenti di Camera Senato, prima con le schede bianche di riscaldamento, poi con la mossa a sorpresa della Lega di votare la forzista Anna Maria Bernini al Senato. Nel centrodestra volano i coltelli. Michaela Biancofiore: «Non si umilia un uomo come Berlusconi, quattro volte presidente del Consiglio». La giornata clou sarà oggi, «allora sì che si capiranno gli schieramenti in campo, per le presidenze intanto...», riassume Manfred Schullian (Svp), insediato nell’ufficio di presidenza provvisorio. Al suo fianco, il trentino Riccardo Fraccaro (M5S). Nel caos sulle alleanze, la Svp se ne sta appartata. «Siamo pochi e poco contiamo, al momento», sorride Schullian. La delegazioni regionale al momento non esiste, dopo il terremoto che ha azzerato i partiti autonomisti trentini. Alla Camera confermata la squadra Svp con Schullian, Renate Gebhard e Albrecht Plangger, più la novità Emanuela Rossini (Patt). Maria Elena Boschi, eletta a Bolzano con l’alleanza Pd-Svp, si siede sui banchi del Pd, tra il vicesegretario reggente Maurizio Martina e il ministro Marco Minniti. Con i colleghi della Svp un caffè alla bouvette. Da Bolzano, ma eletto in Lazio, sfila tra i leghisti Filippo Maturi. Tutto nuovo il gruppo dei senatori Svp, con Julia Unterberger, Dieter Steger e Meinhard Durnwalder. L’ex capogruppo Karl Zeller è ancora Roma per il rito di passaggio. Arrivato alla sua sesta legislatura, Gianclaudio Bressa si descrive come una sorta di debuttante, e non solo perché ieri ha esordito al Senato, dopo tanti anni alla Camera: «Farò finalmente il senatore semplice, dopo gli incarichi come sottosegretario o presidente della Commissione dei Sei». Non solo. Si riserva libertà di manovra. Eletto con l’accordo Pd-Svp, Bressa fa ora parte del Gruppo per le Autonomie, non del Pd: «Resto del Pd e chiederò di partecipare alle assemblee del gruppo senza diritto di voto, ma quando saremo in aula, non voterò i provvedimenti che non mi convincono». La Svp è partito con il passo falso delle polemiche sull’elezione di Julia Unterberger come capogruppo. Steger chiude il caso: «Deluso, ero deluso, ma ora si collabora». Unterberger commenta il colpo di scena del pomeriggio: «La Lega ha dirottato i suoi voti sulla Bernini. È stato astuto non offrire al M5S la possibilità di attaccare il candidato forzista Romani». Durnwalder ammette l’emozione: «Passare dal Consiglio di Falzes al Senato non lascia indifferenti». Maria Elena Boschi twitta: «Ricominciamo dai banchi dell’opposizione».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità