Campodazzo, il nuovo tunnel salvavita

È costato 13,5 milioni di euro. Proteggerà le auto dalla caduta di massi ciclopici: 7-8 metri cubi da un’altezza di 700 metri


di Davide Pasquali


BOLZANO. Un tunnel paramassi di quasi mezzo chilometro di lunghezza per proteggere gli 8.250 automobilisti che ogni giorno percorrono questo pericoloso tratto stradale, a rischio frane. È stato aperto al transito motorizzato ieri, a Campodazzo, lungo la Statale del Brennero, a nord di Bolzano. Il termine «proteggere» si comprende appieno solo grazie alla spiegazione fornita dall’ingegner Valentino Pagani, direttore della ripartizione Infrastrutture della Provincia autonoma: «Qui a Campodazzo i geologi hanno stimato che possano precipitare a valle massi ciclopici, di 7-8 metri cubi l’uno, fin da un’altezza di circa settecento metri. Precipitando, svilupperebbero un’energia cinetica impressionante». Immaginarsi cosa accadrebbe se una di queste «pillole» centrasse un’automobile... Per questo, ora il tunnel in cemento armato sarà completamente interrato, ossia ricoperto di terra rimboschita, per attutir al massimo eventuali urti. E anche per questo i lavori sono durati oltre tre anni. Perché prima di garantire la sicurezza degli automobilisti, si è dovuta garantire quella degli operai al lavoro in cantiere: sette chilometri di pali di cemento «sparati» nella montagna per sostenere i versanti, sette chilometri di tiranti d’acciaio. Un lavoro assai delicato, condotto con notevole maestria progettuale e realizzativa, tanto che in un cantiere così complesso non si è registrato alcun incidente.

I numeri dell’opera. I lavori appena terminati corrispondono al secondo lotto di un complesso di interventi di messa in sicurezza che interessano un tratto di strada di tre chilometri e mezzo. Come ha spiegato ieri all’inaugurazione Valentino Pagani, oltre al nuovo tunnel paramassi di 440 metri, il secondo lotto ha interessato 820 metri di intervento fuori terra, principalmente a nord della galleria. A settentrione del portale del tunnel, infatti, in corrispondenza del versante roccioso, è stato realizzato un vallo paramassi alto cinque metri. Ogni corsia della galleria paramassi è larga 3,75 metri, ed è stata prevista anche una banchina laterale asfaltata di circa mezzo metro. Anche la pista ciclabile all’esterno lungo l’Isarco è stata deviata e ora, dopo anni di sterrata provvisoria, verrà risistemata per la gioia di cicloamatori e turisti a due ruote. Le opere sono state eseguite da un raggruppamento di imprese con la Oberosler srl capogruppo in associazione temporanea con Gregorbau srl e Bitumisarco srl. Per installazione degli impianti elettrici, illuminazione (integralmente a led) e segnali di emergenza, è stata incaricata la ditta Obrist. I costi complessivi di questo secondo lotto sono stati di 13,5 milioni di euro.

Il problema. Fino al 2014 il tracciato della Ss 12 a nord di Campodazzo, in bassa val d’Isarco, in due punti si sviluppava vicino a versanti a strapiombo alti circa cinquanta metri. In passato in quel tratto si erano verificati numerosi distacchi di massi di roccia con frequenti pesanti chiusure della strada. La prima bomba geologica ad orologeria era stata disinnescata nel 2008 con la costruzione di un primo tunnel, la seconda bomba è stata neutralizzata ora, con la nuova galleria artificiale paramassi di 440 metri di lunghezza aperta ieri. I lavori di messa in sicurezza hanno riguardato anche il consolidamento del versante roccioso.

L’asse Nord-Sud. Il presidente Kompatscher ieri ha sottolineato l’esigenza di garantire sempre la percorribilità sulla statale del Brennero, l’asse di collegamento nord-sud più importante, «e per questo, anche considerata la situazione di rischio sul piano geologico, abbiamo deciso rapidamente l’attuazione degli interventi di messa in sicurezza e assicurato i necessari finanziamenti». Anche questa misura rientra nel piano di mobilità della Provincia, ha ricordato ancora Kompatscher, «che punta a collegare le persone, a mettere l’Alto Adige in rete all’interno e verso l’esterno e a combinare mobilità con qualità della vita e tutela dell’ambiente». Ieri si è evidenziato anche l'impegno della Provincia nel potenziamento del trasporto pubblico in generale e della ferrovia in particolare. Tra i progetti importanti si sono citate la variante della Val di Riga, l'elettrificazione della ferrovia della Venosta, il nuovo tunnel ferroviario del Virgolo a Bolzano.

Lavori finiti? Macché. Siamo a buon punto ma ne mancano ancora diversi altri. Lo ha spiegato ieri a latere dell’inaugurazione l’assessore Mussner: «La statale fra Ponte Gardena e Bolzano è lunga 20 chilometri. In più tratti è pericolosa. Abbiamo un programma di priorità. Finora abbiamo sistemato 3,5 chilometri, considerando anche questo ultimo lotto di circa un chilometro e mezzo. Il lavoro non è terminato, ma siamo sulla strada giusta per intervenire in altri posti per garantire la sicurezza ovunque. Sono previsti interventi ulteriori nei pressi di Bolzano, poi a Cardano, come pure quello che concerne una valle laterale tra Ponte Gardena e Castelrotto».

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