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Cancellare il 4? Studenti e prof divisi sull’idea di Achammer 

L’istruzione. Cocciardi (dirigente Pascoli): «La valutazione crea ansia». Il docente Flaim: «Si può sempre recuperare». Ragazzi contrari: «Può diventare un pretesto per studiare di meno». A favore: «I voti bassi non aiutano a migliorare»


Jimmy Milanese


BOLZANO. L’assessore Philipp Achammer propone di eliminare i voti scolastici inferiori ai 4, perché umilierebbero gli studenti e non sarebbero facilmente recuperabili. Una proposta che sta animando il dibattito nel mondo della scuola.

Chiara la posizione della dirigente scolastica Laura Cocciardi del Liceo Pascoli di Bolzano: «La proposta di Achammer ha il merito di avere aperto una riflessione sul tema della valutazione, portando il dibattito a livello nazionale. La valutazione, che ha una funzione importantissima nel percorso formativo, genera oggi molta ansia ed è spesso all’origine di conflitti tra scuola e famiglia. Sarei d’accordo ad utilizzare la scala numerica partendo dal quattro ed evitando i voti inferiori, ma non credo che ciò risolverebbe i problemi legati alla valutazione», spiega la dirigente.

«Problema spinoso», quello della valutazione, afferma il collega Riccardo Aliprandini del Liceo Gandhi di Merano, «Sul tema dei voti sono stati scritti fiumi d’inchiostro, quindi, non vedo come sia possibile liquidarlo con formule facili. Tra le proposte, sarei per immaginare un numero inferiore di valutazioni, ad esempio su una scala da 1 a 5. D’altro canto, le possibilità di recupero non sono mai pregiudicate». Quindi, la parola ai docenti con Francesco Flaim del Gandhi. «Non sarà un voto negativo a uccidere la voglia di riscatto», è convinto il docente di italiano e latino. Sulla stessa linea d’onda la collega Alessia Giangrossi, docente di filosofia e storia al Liceo Carducci di Bolzano. «Si deve uscire dalla logica della media matematica e che se prendi 3 devi ottenere un 9 per recuperare», spiega la docente. Calca la mano invece Nazario Zambaldi, insegnante di Scienze Umane presso il Liceo Pascoli: «Forse è il tempo di aprire una discussione seria. La valutazione andrebbe intesa come strumento di verifica e miglioramento, mentre è diffusa una cultura della punizione».

Tra gli studenti, Gaia Baruchelli, Greta Danieli e Iris Rigon del Liceo Gandhi hanno le idee chiare. «L’impossibilità di assegnare voti inferiori al 4 favorirebbe molti alunni, ma allo stesso tempo ciò potrebbe anche essere sfruttato da altri come pretesto per studiare di meno», sostengono le tre maturande. Così la pensa anche Mattia Vicentini del direttivo della Consulta provinciale degli studenti, all’ultimo anno presso il Liceo Pascoli: «Il voto è una valutazione su un lavoro e non sulla persona. Achammer sostiene che un voto eccessivamente basso può demotivare lo studente, ma a mio avviso non è il voto fine a se stesso a demotivarlo, bensì tutto ciò che ne consegue, ad esempio la pressione dei genitori, le derisioni dei compagni di classe e i pregiudizi negativi dei professori. Quindi, la cancellazione dei voti negativi rischia di diventare uno specchietto per le allodole per gli studenti che non si vogliono impegnare, in pieno contrasto con il concetto di merito che dovrebbe essere alla base del sistema scolastico». Non è d’accordo il collega Noel Jachelini, studente all'ultimo anno presso lo stesso istituto, più in linea con il punto di vista di Achammer e Vettorato: «I voti sotto al 4 non incitano uno studente al miglioramento. Alcuni professori usano il 2 per valutare i compiti non consegnati e questo incide parecchio sullo stress dello studente. In definitiva, un voto sotto al 4 non dovrebbe mai essere dato ad uno studente sul quale si confida ancora». Il dibattito rimane aperto.

 













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