Casanova, banda di bulli ruba scarpe e telefonini ai coetanei

La denuncia delle mamme del quartiere: «Da mesi i nostri figli vengono aggrediti nei cortili» Hanno tra gli 8 e i 12 anni: cellulari, bici occhiali da sole, si fanno consegnare tutto con le minacce


di Susanna Petrone


BOLZANO. Sono giovanissimi. Hanno tra gli otto e i dodici anni. Sanno come muoversi e come scegliere le proprie vittime. Picchiano, minacciano e rapinano altri bambini, come se fosse la cosa più normale al mondo. Ora però le mamme del quartiere Casanova non ne possono più e denunciano il fatto: «Si tratta di otto bambini - spiega una di loro (la cui identità è nota alla redazione ndr) - e da settimane tormentano i nostri figli. Non solo: minacciano persino gli adulti ed è pressoché impossibile parlare con i loro genitori».

Tutto è iniziato verso la fine di febbraio. Qualche ragazzino torna a casa piangendo, dicendo di essere stato derubato. Racconta di essere stato circondato da una banda di coetanei, che gli ha preso il cellulare. Poco dopo viene presentata denuncia contro ignoti. Si pensa a un episodio isolato. Invece, dopo qualche giorno, succede di nuovo: una bambina viene spintonata e derubata. Come se non bastasse, improvvisamente aumentano i furti, solo in apparenza di poco conto: spariscono biciclette, occhiali da sole lasciati incustoditi su una panchina, mentre una madre aiuta il figlio a rialzarsi.

I furti vengono notati ogni volta che nei dintorni gira la temuta baby-gang. «Un bambino è tornato a casa scalzo - prosegue una madre -. Hanno visto che le scarpe erano nuove. I genitori le avevano pagate duecento euro. E cosa hanno fatto? L’hanno minacciato e ha dovuto togliersele. Un altro ragazzino ha ricevuto un I-Phone da 600 euro. Quando il padre ha saputo del furto è subito andato al parco per cercare quei bulli. Li ha trovati e ha ordinato loro di restituire immediatamente il cellulare del figlio, altrimenti avrebbe chiamato la polizia. Sapete cosa hanno fatto? Gli hanno riso in faccia. Il più piccolo del gruppo gli si è avvicinato e gli ha detto: “Se non sparisci chiamo io la polizia e dico loro che mi hai picchiato. Sono minorenne e tu rischi guai grossi”. Quell’uomo, parliamo di un buon padre di famiglia, è tornato a casa con la coda tra le gambe per paura di essere denunciato». Alcune madri hanno imparato a osservare e studiare le mosse della baby-gang: «Sono furbi e preparati - raccontano -. Chi ha il cellulare rubato scappa. Sale sul primo autobus che passa, mentre gli altri lo proteggono. Fermano i genitori arrabbiati. Si fanno svuotare le tasche. Negano di essere gli autori del furto. Intanto, chi ha il cellulare ha già lasciato il quartiere. Non possiamo più andare avanti così. I nostri figli non possono andare al parco da soli. E anche se ci sono gli adulti, si rischia comunque. Per questo abbiamo deciso di segnalare il caso alle forze dell’ordine: servono controlli. Quei bambini vanno fermati».

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