Cassiera minacciata in casa con la pistola

Un malvivente ha picchiato un’impiegata della Rurale


di Susanna Petrone


BOLZANO. Si è presentato a casa sua, ha suonato alla porta e le ha puntato contro una pistola. Poi, una volta dentro, l’ha pestata. Tutto questo, per farsi consegnare le chiavi della Cassa Rurale di Soprabolzano e svuotare la cassaforte. Ma la sua vittima, Helga Vigl di 45 anni, dipendente dell’istituto di credito da quasi venti anni, non è in possesso della chiave d’ingresso. Ha cercato di spiegarlo al malvivente. Ma lui non ne ha voluto sapere, e con la pistola in mano, l’ha fatta uscire di casa, per raggiungere la banca. Hanno fatto pochi passi e i vicini di casa si sono affacciati. Avevano sentito le urla della donna. A quel punto, il rapinatore ha capito che non c’era più nulla da fare ed è fuggito. Lo cercano i carabinieri.

L’aggressione. Sono passate da poco le 13, quando suonano alla porta di Helga Vigl in via Mulino Vecchio a Soprabolzano. La donna è in pausa pranzo. Vive da sola. Va ad aprire e si ritrova puntata contro una pistola. È sconvolta. Non capisce cosa stia succedendo. L’uomo, tra i 25 e i 30 anni, a volto scoperto, le ordina in perfetto dialetto sudtirolese di farlo entrare. La spintona. Chiude la porta. La dipendente della banca urla. Il malvivente la zittisce con un pugno al volto. Il primo di tanti.

Il rapinatore le ordina di prendere la chiave dell’istituto per il quale lavora. Le dice che lei lo accompagnerà e che se urlerà o chiederà aiuto a qualcuno la ucciderà. Helga Vigl è stesa a terra. Piangendo gli spiega che non ha le chiavi. Lo supplica di andarsene e di lasciarla andare. Il malvivente inizia a riempirla di calci. Continua a urlare: «Mi prendi in giro». La donna è sotto choc e non sa come convincerlo. Alla fine, lui la obbliga a rialzarsi. Con forza la spinge verso l’esterno. Con la pistola piantata nella schiena, la dipendente lascia la propria abitazione, cercando di sembrare più normale possibile. Teme che il rapinatore la uccida se tenterà di fuggire. Ma i vicini di casa hanno sentito le urla provenire dall’appartamento dell’impiegata. Alcuni si affacciano alla finestra. Vedono l’uomo. Quest’ultimo capisce che non c’è più nulla da fare. Spinge a terra il suo ostaggio e fugge.

Le ricerche. Immediatamente, vengono avvisati i carabinieri. Pochi minuti dopo, i militari e i soccorritori del 118 sono sul posto. La dipendente dell’istituto bancario è sotto choc. Zoppica. Mostra lividi al volto e su tutto il corpo. Viene tranquillizzata. I carabinieri tentano di farsi dare un identikit del rapinatore. Ma Helga Vigl è ancora troppo scossa. Riesce solo a dire che l’uomo è giovane, parla perfetto dialetto sudtirolese e che era armato di pistola. Sul posto arrivano i carabinieri del nucleo investigativo e operativo da Bolzano, coordinati dal maggiore Massimo Rosati. I carabinieri attivano subito posti di blocco lungo la strada e con le unità cinofile controllano tutta la zona e anche la funivia. La donna, invece, viene accompagnata al pronto soccorso dell’ospedale San Maurizio di Bolzano per essere visitata e medicata. Sconvolti gli abitanti del piccolo paese di Renon, così come i colleghi della vittima.

Il precedente. Solo un anno fa, un rapinatore aveva messo a segno un colpo proprio nella filiale della Cassa Rurale di Soprabolzano. Quel giorno, Helga Vigl era presente. Il malvivente aveva sparato un colpo per far capire ai dipendenti della banca che stava facendo sul serio. Era poi riuscito a fuggire con un bottino di 200 mila euro. Secondo gli inquirenti però non vi sarebbe alcun legame tra la rapina di un anno fa e quanto successo ieri: si tratterebbe di due persone diverse.

Una cosa è certa: il malvivente che ieri pomeriggio ha pestato a sangue l’impiegata, sapeva tutto di lei. Troppo.

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