BOLZANO

Cellula jihadista altoatesina, soldi dall’estero

Abdul Rahman Nauroz (che viveva a Merano) nel 212 ricevette l’ordine di costituire un gruppo di almeno cento persone


di Mario Bertoldi


BOLZANO. È ancora un volta Abdul Rahman Nauroz, il presunto capo della cellula jihadista meranese, al centro delle indagini che si stanno sviluppando sulle ramificazioni ed i contatti attivati a livello europeo per organizzare e pianificare possibili atti terroristici in mezza Europa. Secondo quanto riportato nell’ordinanza di custodia cautelare del Gip di Roma, Abdul Rahman Nauroz tutto può essere considerato meno che una pedina di secondo piano. Anche i sospetti che abbia millantato contatti in realtà inesistenti per vantarsi nel giro del radicalismo islamico sembrano destinati ad essere definitivamente accantonati perchè ci sono centinaia e centinaia di pagine relative ad ore di intercettazioni ambientali e telematiche che documentano i contatti in questione.

E tra le carte dell’inchiesta si scopre anche che Abdul Rahman Nauroz (considerato leale, molto affidabile e disposto a compiere qualunque tipo di azione) era un punto di riferimento è per molti potenziali terroristi “dormienti” smaniosi di imboccare definitivamente la via della Jihad e del “martirio”. Non a caso il 19 maggio 2012 lo stesso Nauroz riceve una telefonata da un aderente del gruppo (Jalal Fatah Kamil) reduce da un colloquio in carcere in Norvegia con il mullah Krekar e gli comunica di dovergli consegnare un importante messaggio. Si tratta di un ordine, impartito direttamente dall’emiro: sarà lui a dover costituire (assieme ad un “fratello” in Olanda) un “comitato segreto” per portare la cellula jihadista meranese verso la partecipazione alla Jihad. E di fronte alle perplessità di Nauroz per le sue difficoltà economiche e di rinnovo del permesso di soggiorno l’interlocutore gli annuncia che “loro” provvederanno ad inviargli soldi anche perchè si trattava di un piano da portare a termine con molta cautela (almeno 5 anni) con l’obiettivo di creare una forza di 100 uomini votati alla causa (“Così vuole Allah”).

L’inchiesta dei carabinieri dei Ros ha dunque sicuramente bloccato un progetto destinato a diventare pericoloso non tanto per l’Alto Adige e la nostra regione ma nel contesto europeo. La tragica strategia terroristica venuta alla luce negli ultimi mesi (con gli attacchi nel cuore dell’Europa) era stata anticipata tre anni fa ad Abdul Rahman Nauroz il quale sarebbe stato un preciso punto di riferimento anche per il reperimento di armi e altra attrezzatura. Era il 20 febbraio 2012 quando lo stesso Nauroz riceve da un altro aderenti all’organizzazione la richiesta di reperire una radio da almeno 1 kw e due pistole il cui impiego sarebbe stato destinato nei Paesi Bassi. E Abdul Rahman Nauroz si attiva subito. Così come l’organizzazione si mobilita immediatamente per cercare di tutelarlo quando trapela la notizia di un’inchiesta internazionale che lo coinvolgerebbe. L’organizzazione non lo lascia solo ed invia subito a Bolzano (il 15 novembre 2013) due soggetti curdi dalla Svizzera per avvisarlo di quanto sta accadendo. Ulteriore dimostrazione della considerazione che la cellula di Merano aveva acquisito nel corso degli anni.













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