Cento alla maturità, ecco chi è la cinese bolzanina da 5 anni

Yingjun Chen ha stupito tutti alla scuola de’ Medici. Lavora al bar in attesa di frequentare Economia a Trento


di Fabio Zamboni


BOLZANO. L’unico 100 sui tabelloni dell’ Istituto “de’ Medici” di Via San Quirino è accanto a un nome cinese: quello di Yingjun Chen.

Qualcuno direbbe che non fa più notizia, perché gli stranieri qui da noi sono ormai il 13 per cento e perché i migliori fra loro hanno una marcia in più per il fatto di dover nuotare controcorrente, di dover dimostrare qualcosa in più. Ma nel caso di Yingjun – vent’anni, aria matura dietro a quegli occhiali seri e malgrado un sorriso timido – la notizia è che lei è arrivata in Italia solo cinque anni or sono.

Ce lo racconta al bar Grazia di via Palermo, dove sta lavorando in attesa di iscriversi alla facoltà di Economia di Trento, dopo aver già superato brillantemente il test d’ingresso. «Sono nata in Cina e sono a Bolzano solo dall’autunno del 2007, quando mio padre mi ha iscritto all’Istituto de’ Medici indirizzo Gestione aziendale. Lui lavora qui a Bolzano da 12 anni, operaio alla Despar, mia madre da sette, fa la badante, e ho due fratelli gemelli che ora fanno le medie. Sono cresciuta coi nonni, ma adesso mi sento italiana».

Hobbies ? «Leggere romanzi e ascoltare musica. L’ultimo libro letto è stato “I dolori del giovane Werther” di Goethe;me l’ha consigliato la mia insegnante. Musica? Un po’ di tutto, in italiano, inglese e cinese, ma anche musica classica. Il mio genere preferito? Il blues».

Ha scelto gestione aziendale perché l’ambizione di ogni vero cinese è di gestire un esercizio pubblico?

«No. A parte il fatto che ha scelto mio padre perché aveva sentito dire che c’erano sbocchi professionali, e a parte il fatto che sono contenta di aver frequentato questa scuola, non so bene che cosa farò. Mi interessano le materie scientifiche e l’economia. Vedremo».

Torniamo all’exploit, a quel cento all’esame di maturità. Sappiamo che ha “rischiato” la lode...

«Non lo so, ma so che non l’avrei meritata per via della prova scritta di tedesco, che è il mio punto debole. Il cento è arrivato più per la costanza di rendimento nei cinque anni che per la mia performance all’esame, credo».

E l’impatto con una scuola superiore arrivando dalla Cina?

«Appena arrivata, ho preso 10 di inglese e matematica, e i miei compagni ci sono rimasti male. Ma è stata dura con l’italiano perché non sapevo una parola. I primi due anni mi ha aiutato un’insegnante di sostegno, una traduttrice».

E adesso l’università. Dovrà ancora lavorare, per affrontare le spese?

«Il primo anno farò la pendolare , frequentando a tempo pieno, perché è un anno impegnativo. Poi vedremo: se sarà necessario mi troverò un lavoro part time».

Per arrivare a quel clamoroso 100, una vita tutta scuola e famiglia?

«Beh, ho studiato molto, ma ho tanti amici, esco spesso, vado al cinema, faccio shopping, mi diverto. Se ho il fidanzato? Niente gossip, per favore. Diciamo, in sintesi, che malgrado il 100 sono una ragazza molto “normale”».

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