Centrale Sant’Antonio investimenti per 55 milioni

I progetti per i prossimi due anni della Eisackwerk di Frasnelli e Pichler In programma un bacino sotterraneo da 95 mila metri cubi e nuovi macchinari


di Antonella Mattioli


BOLZANO. Un investimento da 55 milioni di euro in due anni. Che significa una pioggia di soldi sulla città. Beneficiari: le aziende locali e l’ambiente.

È l’intervento che la “Eisackwerk” srl dei “signori dell’energia” in Alto Adige - Hellmuth Frasnelli, 66 anni, imprenditore immobiliare, e Karl Pichler, 57 anni, commercialista con la passione per le centrali, entrambi bolzanini - ha programmato per la centrale idroelettrica di Sant’Antonio, di cui ha la concessione per i prossimi 30 anni. Alla scadenza l’impianto tornerà alla Provincia.

Più in generale, nell’arco dei tre decenni, la società investirà ogni anno il 15% dei ricavi nell’ambiente.

«Ciò significa che - ha spiegato l’ingegner Paolo Pinamonti - nonostante i prezzi dell’energia siano crollati (ma le bollette continuano ad essere salate, ndr), la società spenderà da un minimo di 60 ad un massimo di oltre 100 milioni per interventi di tipo ambientale».

Ieri l’illustrazione ufficiale del progetto alla presenza di Giuseppe Castiglione, sottosegretario del ministero delle politiche agricole, che in mattinata era stato in visita all’impianto di Rio Pusteria, un “gioiellino” che nel 2014 ha prodotto 126 milioni e 300 mila kilowattora, pure di proprietà della Eisackwerk .

Quello di Sant’Antonio con una produzione annua di 270 GWh è attualmente, per grandezza, il quinto impianto idroelettrico della provincia e permette di servire 100 mila utenze in Alto Adige. L’acqua utilizzata viene prelevata dal Talvera nei pressi di Bad Schörgau in Val Sarentino e restituita al torrente a Bolzano.

Un bacino nella roccia. «L’impianto - ha detto Pinamonti - per adattarsi alla richiesta variabile di energia nel sistema elettrico nazionale, non produce in maniera costante. Ciò provoca delle differenze nel flusso dell’acqua e genera degli sbalzi di portata: nel caso della centrale di Sant’Antonio il rapporto può arrivare a picchi di 1 a 16. L’innalzamento improvviso del Talvera ha delle forti ripercussioni a livello ambientale, in particolare per le diverse specie ittiche che lo popolano, e come è già capitato più volte negli anni, può avere conseguenze gravi anche per le persone che, nei mesi caldi, vanno a rinfrescarsi lungo le rive del torrente».

In futuro il problema dovrebbe essere risolto con la realizzazione di un bacino di demodulazione sotterraneo, scavato nella collina di porfido in prossimità dell’impianto, che avrà un volume di 95 mila metri cubi.

“Demodulazione” significa che quando la centrale entra in produzione il serbatoio si riempie rilasciando una portata solo gradualmente crescente; quando la centrale si ferma, il serbatoio si svuota lentamente.

In questo modo, secondo i tecnici, si riuscirà a ridurre al minimo il potenziale rischio del Talvera - il rapporto tra portata minima e massima scenderà notevolmente - senza compromettere la sicurezza dell’approvvigionamento di energia elettrica per la popolazione.

«Si tratta - ha spiegato con orgoglio Pichler - del più grande serbatoio sotterraneo, fatto esclusivamente per ragioni ambientale, a livello europeo».

C’è già il via libera della conferenza dei servizi e i lavori dovrebbero partire tra la fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo, si concluderanno nel 2017.

I nuovi macchinari. «L’impianto e la tecnologia utilizzata per la produzione di energia elettrica risalgono ormai agli anni ’50 - ha detto Frasnelli, presidente della società - per questo abbiamo deciso di rinnovare tutti i macchinari, in modo da aumentare l’efficienza. Con meno acqua potremo ottenere un aumento di produzione stimato intorno al 15%, per circa 310 GWh».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità