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Centro rimpatri, no del Comune: «La città è già piena di migranti» 

Scontro con la Provincia. Il sindaco scrive al prefetto: «Un vertice prima di ogni decisione, già sopportiamo il peso dei flussi». Andriollo: «Si scaricano qui le tensioni sociali». Tra le ipotesi un’area della Finanza vicina all’aeroporto



BOLZANO. “No pasaran”. Bolzano, anche solo di fronte alla ancora nebbiosa ipotesi che le arrivi un Cpr (Centro per il rimpatrio), si mette di traverso: «Sulla città non si possono scaricare tutti i problemi» dice subito l’assessore al sociale del Comune, Juri Andriollo.

Da giorni, tra il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il presidente Arno Kompatscher, veleggia l’idea di un sì altoatesino all’installazione di un Centro per i rimpatri. Tra i quattro siti proposti dalla Provincia, ce n’è anche uno vicino all’aeroporto (zona caserma della Finanza). Con Bolzano mai coinvolta e ieri dal municipio sono giunte due notizie.

Caramaschi scrive al prefetto

La prima: il sindaco Renzo Caramaschi ha scritto e spedito una lettera al commissario del governo - Vito Cusumano - in cui si chiede - in anticipo rispetto a qualsiasi decisione in proposito - che venga convocato il comitato per la sicurezza. E questo anche prima di un possibile arrivo di Piantedosi a Bolzano.

La seconda: Andriollo ha chiesto - probabilmente per domani - una riunione del Pd sul tema. Con quale animo è presto detto: «Ora parlo non da assessore ma da vicesegretario dem: va detto con chiarezza alla Provincia che andrà stoppato qualsiasi tentativo di scaricare su Bolzano le tensioni sociali dovute a questa ondata migratoria». Dunque si fa del Centro per i rimpatrio non solo una questione logistica ma pienamente sociale e politica.

A Bolzano il peso dei flussi

A sua volta il sindaco mette sul tavolo il fatto che la città, a differenza di ogni altro Comune del territorio, abbia già sulle spalle il peso maggiore dei flussi: «Stiamo affannandoci da settimane nel tentativo di trovare una soluzione per oltre un migliaio di stranieri dentro i confini municipali - spiega Renzo Caramaschi - , gli altri municipi hanno numeri neppure paragonabili. Mi vengono i brividi anche al solo pensare che la città debba ospitare anche il Centro per il rimpatrio».

In caso di fuga, sos boschi

Secondo il sindaco, che ha interloquito con Arno Kompatscher già da un paio di giorni intorno alla questione («ma sempre sul piano delle ipotesi», tiene a precisare) la Provincia motiverebbe la scelta urbana con la considerazione che gli eventuali ospiti del Centro per il rimpatrio, in caso di fuga, si disperderebbero nei boschi. «Non mi sembra una buona alternativa - replica il sindaco - che invece si disperdano in mezzo ai nostri quartieri…».

In città soggetti pericolosi

Insomma, siamo quasi allo scontro. L’altro elemento di criticità, secondo Andriollo - che è reduce dall’assemblea dell’Anci a Roma, i Comuni italiani, altrettanto polemici intorno alla politica migratoria dell’esecutivo - riguarda il fatto che nel Cpr affluirebbero soggetti, ritenuti rimpatriabili perchè non integrati e dunque potenzialmente pericolosi, anche da fuori provincia. «Facendo di Bolzano un luogo molto sensibile, oltre quello che già è» sostiene.

Anche se lo stesso Kompatscher, pur non scendendo in particolari sul luogo di installazione, ha assicurato che nell’eventuale Cpr «non ci saranno trasferimenti da altre regioni e che il Centro sarà gestito direttamente da Roma». Aggiungendo: «Mi pare chiaro il disegno di fare del capoluogo, evitando così problemi anche elettorali agli altri municipi altoatesini, il punto di arrivo di ogni criticità migratoria. Così non va».

In Comune, inoltre, si critica l’atteggiamento della Provincia davanti a Piantedosi non solo a fronte dell’ipotesi di installare un Cpr a Bolzano o nelle vicinanze, ma anche per la contrarietà di accettarne la presenza nella provincia stessa.

Questo atteggiamento trae ulteriore forza in seguito alla presa d’atto delle dichiarazioni della maggior parte dei governatori e presidenti di regione che hanno rifiutato l’idea di accogliere i Cpr dentro il loro territorio. «Le altre regioni dicono no e noi dobbiamo dire sì a prescindere», così la reazione di sindaco e assessore. P.CA.

 













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