Ciao “Sgu”: palloncini e canzoni per Jacopo

In centinaia alla cerimonia sul prato della chiesa


di Susanna Petrone


BOLZANO. Tantissima gente ieri pomeriggio al funerale di Jacopo Sguario, il giovane di 21 anni che domenica mattina ha perso la vita in un tragico incidente in moto in via Dalmazia. C’erano più di cinquecento persone nel giardino di fronte alla chiesetta di via Gutenberg. Tutti hanno voluto dire addio ad un ragazzo speciale, strappato alla vita troppo presto e in modo assurdo. Mamma Paola e papà Claudio sono rimasti in silenzio. In alcuni momenti si percepiva il loro immenso dolore, che hanno cercato di nascondere dietro spessi occhiali da sole. In altri, invece, sembravano quasi smarriti, come se non volessero accettare che nella bara adagiata sul prato, c’era il loro ragazzo.

Gli amici. Jacopo ne aveva tanti e tutti gli volevano veramente bene. Spesso, i ragazzi preferiscono scrivere una lettera in comune che poi viene letta ai funerali. Ieri pomeriggio, invece, in via Gutenberg, tutti quelli che facevano parte della cerchia ristretta di Jacopo, hanno voluto parlare. Hanno indossato una maglietta con la foto di “Sgu” -, hanno portato fiori e tanti palloncini colorati e bianchi. C’è chi ha ricordato brevemente come lo ha conosciuto, chi ha letto una poesia, chi invece ha voluto solo dire: «Grazie di esserci stato».

Il primo a prendere la parola è stato don Luigi Carfagnini, il sacerdote che ha celebrato la messa. «L’ho conosciuto quando ero a San Pio X - ha raccontato -. Veniva a giocare a calcio nel campetto. Quando ho saputo della sua morte, ho mollato tutto e sono andato in ospedale a dargli la benedizione. Ognuno di noi ha un ricordo diverso di Jacopo. Ma tutti lo ricordiamo con quel suo sorriso pieno di vita. Confesso che quando l’ho visto in ospedale, la prima domanda che mi sono fatto è stata la seguente: è possibile che finisca tutto qui? E mi sono risposto: non può essere così. È l’inizio di una nuova realtà. Questa non è la fine».

Il dolore. Poi è partita la musica: «L’isola che non c’è» di Edoardo Bennato ha fatto scoppiare in lacrime. Poi è stata la volta di un pezzo di De Andrè. Tutti brani scelti da mamma Paola e da papà Claudio. Centinaia di persone, moltissimi i ragazzi, che si sono stretti attorno alla famiglia di Jacopo, e a Jessica, la sua fidanzata. La ragazza che subito dopo avergli dato un bacio, la scorsa domenica, lo ha visto allontanarsi in scooter, pochi istanti prima della tragedia.

Jessica. Distrutta dal dolore, ad un certo punto ha preso la parola e ha letto l’ultima lettera che Jacopo le aveva scritto: «Me l’ha data a San Valentino». “Fino al 17 luglio 2010 - le scriveva “Sgu” - eri solo un’amica, una conoscente. Una ragazza bellissima che ogni tanto incontravo per caso e che mi salutava. Il tuo sorriso mi intimidiva ma allo stesso tempo mi emozionava. Eri la classica ragazza acqua e sapone. Diversa da tutte le altre. Eri una di quelle ragazze, che solo un idiota si sarebbe fatto scappare. Poi ci siamo presi per mano. Poi ti ho baciata. È stato il bacio più bello e dolce della mia vita. Da quel giorno sono cambiato. Mi sono sentito completo. Oramai è passato un anno e sette mesi e quell’emozione non si è mai assopita. Abbiamo superato tante cose insieme. Ma non ti cambierei per nessuna al mondo. Voglio solo farti capire che sei importante per me. Ti amo”». Jessica legge a fatica, arriva fino in fondo con la voce rotta. Scoppia a piangere e viene abbracciata dalla madre.

Il “fratello”. Jacopo non era solo un figlio amato, un amico prezioso e un fidanzato dolce. Jacopo è stato anche un «fratellellone» per Mattia, il fratello acquisito: «Appena ho saputo cosa era successo - ha raccontato con le lacrime agli occhi - sono andato in via Dalmazia e ho scritto: sei il sole che illumina il mio cammino e la stella che mi guida. Non ero affezionato a te come ad un amico, un conoscente. Ma come ad un fratello. Non era il sangue ad unirci, ma qualcosa di molto più grande. Ogni volta che hai fatto qualcosa per me, lo hai fatto da fratello. Ripenso a quando siamo andati insieme al mare. La mia prima sigaretta. Hai detto: “Preferisco che succeda con me nelle vicinanze piuttosto che con qualche sconosciuto”. Poi ricordo quella volta che mi hai portato per la prima volta in discoteca. Lo hai fatto per proteggermi e per essere sicuro che non girassi con le persone sbagliate. Eri speciale. E poi è arrivata Jessica: l’amore della tua vita, la ragazza che ha cambiato i tuoi programmi. Poi la moto: la maledetta arma che ti ha portato via da noi. Vivrò ogni giorno al massimo. In tuo onore. Ti voglio bene».

I genitori. Paola Masini e Claudio Sguario, alla fine, hanno accarezzato la bara del loro ragazzo. Le nonne, invece, sedute una accanto all’altra, erano come impietrite . Nessuna delle due ha mai smesso di fissare il feretro. Papà Claudio, infine, appena sono stati lasciti volare i palloncini ha detto un’unica cosa: «Forza ragazzi, salutiamo Jacopo. Se ne sta andando». In quel momento, un applauso ha riempito l’aria. Il Comune di Bolzano si impegnerà affinché una via o un luogo porti il nome di Jacopo. Un giovane che se ne è andato troppo presto.

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