Commissione d’inchiesta, asse Svp-Pdl

Tutto il centrodestra vota Vezzali presidente al posto di Dello Sbarba, l’ira di Verdi e Freiheitlichen: «Vogliono insabbiare»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Maurizio Vezzali è stato eletto presidente della commissione d’inchiesta sulla politica energetica e sulle concessioni idroelettriche (21 voti). È sul consigliere provinciale del gruppo Pdl-Berlusconi che la Svp ha deciso di indirizzare i propri voti determinanti. Elmar Pichler Rolle (Svp) è il vicepresidente con 20 voti, Elena Artioli (Lega) segretaria con 24 voti.

Ed è subito polemica. Verdi e Freiheitlichen puntavano entrambi alla presidenza con Riccardo Dello Sbarba e Thomas Egger, rivendicando il proprio impegno assiduo nell’analisi dello scandalo Sel. «La Svp ha scelto il candidato meno scomodo. La commissione parte azzoppata», denunciano Dello Sbarba ed Egger.

In realtà l’elezione di Vezzali ha spaccato l’opposizione, che per regolamento presiede le commissioni di inchiesta. Nella commissione siede un rappresentante di ogni gruppo consiliare e vige il sistema del voto ponderato (ogni componente pesa quanto il proprio gruppo, quindi la Svp ha 18 voti, i Freiheitlichen 5 e così via).

L’opposizione di lingua tedesca (Stf e Union) ha appoggiato compatta Egger, cui si sono aggiunte le candidature di Riccardo Dello Sbarba e di Maurizio Vezzali, proposto da Donato Seppi (Unitalia). A quel punto Pichler Rolle, forte dei propri 18 voti, ha deciso di appoggiare Vezzali. Per gli altri due non c’erano più chance: a Egger sono andati 8 voti, a Dello Sbarba 2.

Fuori dai giochi Pd e Fli, assenti alla seduta.

La candidatura di Vezzali ha compiuto ieri un mezzo miracolo, riunendo il centrodestra provinciale. Per l’avvocato ha votato anche Mauro Minniti (Pdl), con cui da anni Seppi e Vezzali non scambiano nemmeno una parola. Gelido il commento di Dello Sbarba: «La Svp aveva l’obiettivo di indebolire il più possibile la commissione e c’è riuscita con l’aiuto di Artioli, Seppi, Vezzali e Minniti, che hanno fatto il lavoro sporco. La promessa di trasparenza dell’Obmann Svp Theiner viene smentita in un punto essenziale. La Svp vuole depistare e insabbiare». Aggiunge Egger: «Vezzali è persona stimata, ma non si è praticamente mai occupato delle vicende dell’energia. Ai cittadini valutare perché la Svp ha puntato su di lui». Presi di petto, gli interessati replicano. «Ho sentito parole pesanti e ne sono meravigliato», reagisce Vezzali, una persona come me, che effettivamente ha seguito meno questo tema può funzionare come garanzia anche per chi come Dello Sbarba ed Egger avranno più libertà di azione in commissione, portando proposte e le conoscenze acquisite finora. Il ruolo di presidente impone un atteggiamento imparziale. Porteranno proposte e conoscenze. La commissione con onestà intellettuale dovrà sollevare tutti gli interrogativi emersi in questi mesi sul sistema del concedente-concessionario della Provincia e vedere se politicamente c’è la possibilità di cambiare la politica energetica in Alto Adige. Non vorrei una commissione trasformata in Procura, ce n’è già una al lavoro, e nemmeno in tribunale elettorale. E poi, visto che mi si fa passare come uno che si è messo d’accordo con la Svp, faccio presente che mi risulta che proprio Dello Sbarba avrebbe spinto sulla Svp perché non venisse nominato Egger». Pichler Rolle punta proprio sulla divisione dell’opposizione: «Se tutti i gruppi fossero arrivati con un solo candidato, alla Svp non sarebbe rimasto che votarlo. Ma i nomi erano tre e abbiamo scelto Vezzali, pensando che garantirà una certa imparzialità. Non mi sembra un bel segnale che Dello Sbarba inquini il clima del gruppo di lavoro». Commenta Minniti: «La commissione di inchiesta saprà lavorare bene anche senza la presidenza di Dello Sbarba, il quale non può pensare di essere l’unica garanzia di indipendenza». Come risponde Seppi, autore della proposta Vezzali, all’accusa di avere partorito una commissione addomesticata? «Puntavo a un presidente italiano. Essendo di centrodestra, ho preferito Vezzali, che da avvocato potrà dare più fastidio di quanto non ci si immagini». Secondo Elena Artioli «Dello Sbarba, verde d' invidia perché la presidenza non è stata data a lui, offende i colleghi».

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