Consiglio, la proposta Svp «Presidente per 10 anni»

Steger: «Nel nuovo Statuto togliamo l’alternanza etnica ogni 2 anni e mezzo» Sulla Convenzione: «Ora la politica deve mediare: serve un compromesso»


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Basta con la rotazione etnica del presidente del consiglio provinciale ogni due anni e mezzo. «Continuiamo a dire che il consiglio provinciale deve assumere un ruolo più importante. Sarà difficile arrivarci, finché avremo un presidente diverso ogni due anni e mezzo»: il capogruppo della Svp Dieter Steger lancia il sasso nello stagno e anticipa un nuovo tema di discussione sulla modifica dello Statuto di autonomia, quando in autunno il consiglio provinciale riprenderà i lavori da dove li ha interrotti, venerdì, la Convenzione dei 33. A dire il vero, il tema della presidenza del consiglio provinciale è stato posto da Andreas Pöder (BürgerUnion) con una sua proposta di modifica dello Statuto, bocciata giovedì dalla Commissione speciale del consiglio provinciale. Anche Steger in commissione ha votato no, ma ne approfitta per rilanciare il tema. Diventa l’occasione perché il capogruppo provinciale della Svp dica la sua sui risultati controversi del Konvent.

Partiamo dal presidente del consiglio provinciale. Perché aprire questo capitolo?

«Pöder ha proposto di abolire la rotazione etnica ogni due anni e mezzo. Come Svp abbiamo bocciato la sua idea,che era semplicemente di lasciare che il consiglio voti il presidente ogni cinque anni, senza regola sui gruppi linguistici. Secondo noi non è questa la soluzione, ma il problema della presidenza esiste. Ne parlo da tempo al partito».

Qual è il problema?

«Che un organismo legislativo non può cambiare presidente ogni due anni e mezzo. Soprattutto non un organismo a cui vogliamo dare un maggiore peso politico. Un presidente ha bisogno di tempo per capire la macchina e portare avanti un lavoro coerente. Non è un problema di persone, ma di istituzioni. Nelle assemblee regionali tedesche e austriache funziona così e i presidenti sono personalità riconosciute».

Qual è la sua proposta?

«Eleggere il presidente ogni cinque anni con possibilità di altri cinque anni. Dopo dieci anni massimi scatterebbe l’alternanza etnica».

E così gli italiani perderebbero anche questo posto...Un presidente Svp per dieci anni, poi se ne riparla.

«Obiezione scontata. Allora dico: partiamo con una presidenza italiana. Non è una riforma che possiamo fare contro qualcuno. Servirà il consenso del gruppo italiano».

Sarà una delle sue proposte per la modifica dello Statuto?

«Certamente sì».

Seconde lei il consiglio provinciale si metterà al lavoro? C’è chi pensa che il lavoro della Convenzione finirà su un binario morto.

«Non lo credo».

Finora non si è espresso sulla Convenzione.

«Era giusto fare lavorare loro. Dall’autunno toccherà a noi».

La Convenzione è finita nel peggiore dei modi per la convivenza: divisione tra documento di maggioranza e relazioni di minoranza. Il primo, di Svp e destra tedesca, a favore della autodeterminazione e senza novità su plurilinguismo, proporz, democrazia interna.

«Non parlerei di fallimento. Nel Konvent sono uscite posizioni contrastanti e punti di contatto. È da questi ultimi che si dovrà partire. L’obiettivo ragionevole non può essere risolvere tutte le cose in una volta, ma portare avanti le novità in modo condiviso, cercando il consenso nella nostra provincia e con Trento. Ho le mie idee e le esporrò, potete stare sicuri. In una terra come questa si deve cercare una convivenza che non sia solo nella sfera privata».

E dunque?

«La politica è l’arte del compromesso. Servono soluzioni che facciano bene a tutti. Non si può procedere a colpi di maggioranza. Il mio approccio è: tesi, antitesi e sintesi».

Nella Convenzione di sintesi se n’è vista poca.

«Deve essere il consiglio provinciale, l’organismo elettivo, a prendersi questa responsabilità. Dovremo produrre una proposta che arrivi fino al Parlamento. Come detto, siamo solo all’inizio».

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