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Corrarati: "Voto sì all'aeroporto, un rischio rimanere tagliati fuori"

Il presidente della Cna: «La raggiungibilità di un territorio ne fa un punto chiave"



BOLZANO. «La raggiungibilità di un territorio ne fa un punto chiave per il ruolo che lo stesso vuole darsi nel Paese e nel mondo. Gli operatori dei settori economia, ricerca, cultura e sport hanno necessità di guardare al domani con fiducia, sicuri di avere tutti gli strumenti necessari per poter diventare eccellenza. L’aeroporto rientra a pieno titolo tra gli strumenti che servono per raggiungere questo obiettivo». È la posizione espressa dal presidente degli artigiani della Cna Claudio Corrarati.

Corrarati, lei dà l’impressione di essere molto convinto della sua posizione.

«La mia convinzione è dettata da un concetto di base: la progettualità di questa terra per i prossimi anni, la necessità di aprire il territorio al mondo economico internazionale».

Chi ha bisogno dell’aeroporto?

«La domanda da farsi non è a chi serve ma a cosa serve. Dobbiamo pensare ai decenni passati. Quando vennero realizzate certe infrastrutture, penso ad esempio alle strade, di primo acchito, in quel momento, sembrava che servissero a pochi, ma oggi, se vantiamo le eccellenze che vantiamo, è merito anche di queste buone infrastrutture. È merito delle strade, delle gallerie, delle superstrade, se nessuno di noi vuole andarsene da questa terra, tranne che per qualche breve periodo di vacanza».

Non mancano le critiche sull’intervento della mano pubblica.

«È una vera e propria centralità, invece, quella pubblica. Dà le garanzie che l’aeroporto verrà monitorato, si farà attenzione agli impatti sulla natura».

Anche in passato la mano pubblica ha aiutato, ma non ha funzionato. Cosa dovrebbe cambiare ora?

«Vent’anni fa, probabilmente, il ragionamento non era collegato, era solo fine a se stesso. Si era realizzato l’aeroporto quasi solo per dire che anche noi ne avevamo uno. Si è mal gestita la connessione col mondo dell’economia, del lavoro. E si era anche spesa una quantità eccessiva di denaro pubblico. Ora la strategia è cambiata. Anzi, ora c’è una strategia. Il polo scientifico, per fare un esempio, ha bisogno che idee, cervelli, progetti, entrino ed escano a una velocità sufficiente per poter essere competitive».

Saranno avvantaggiati anche i giovani, i ragazzi e ragazzini di oggi?

«Certo, banda larga, ottime infrastrutture stradali, collegamenti veloci in treno. E l’aeroporto. Dobbiamo garantire anche a chi abita in un paese a 1.200 metri di altitudine di poter andare a prestare i suoi servizi a una certa distanza da casa in tempi ragionevoli».

Vogliamo tutti essere più veloci, perché lentezza significa costi.

«Esatto, il tempo è legato ai costi. Vorremmo essere tutti veloci, il problema è che facciamo difficoltà a uscire dai vecchi schemi. Oggi serve più senso di responsabilità. Vent’anni fa non ci fu, oggi è una necessità. Vent’anni fa ci si poteva permettere di perdere per strada dei soldi, oggi non è più possibile. Non possiamo pensare che questi livelli di occupazione e di sviluppo economico possano durare per sempre. Non possiamo rimanere seduti sugli allori. Dobbiamo essere concorrenziali col resto del mondo. Possiamo anche stare fermi, tranquilli, seduti, in pace. Ma fra dieci anni le nostre vallate si svuoteranno».

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