Dander vicino alla scarcerazione

Un errore nel calcolo della pena potrebbe spalancargli le porte della cella


Mario Bertoldi


BOLZANO. Alexander Dander, l'ex avvocato brissinese condannato a 17 anni di reclusione per omicidio volontario, ha ormai scontato tutta la pena grazie ai tre anni di indulto che gli sono stati concessi e alla liberazione anticipata prevista con la riduzione di 3 mesi ogni anno.

Era l'inverno 1997 quando iniziò l'incubo del professionista brissinese, noto per la sua attività forense in tutta l'alta valle Isarco. Dander riuscì a farsi nominare erede universale dall'edicolante Enrico Costa che pochi mesi prima aveva deciso di abbandonare la propria attività dopo una vita trascorsa a vendere giornali. Enrico Costa (che aveva sempre vissuto da single ed era senza eredi) aveva accumulato una mezza fortuna.

Con l'allora avvocato Dander fece un accordo che fu, in pratica, l'anticamera della sua condanna a morte. Costa nominò l'avvocato erede universale in cambio dell'ospitalità per il resto dei suoi giorni al pian terreno della villa che il professionista aveva ad Elvas. Costa pensava di essersi assicurato un tetto e dell'assistenza in caso di bisogno, Dander era soddisfatto di aver messo le mani sulla cospicua somma dell'eredità. Il vizio al gioco, i ripetuti viaggi al casinò di Seefeld di Costa con perdita di denaro anche consistente, devono aver consiglio all'avvocato Dander che sarebbe stato necessario «aiutare» l'anziano a passare a miglior vita. In effetti così fu.

Enrico Costa venne lasciato morire al gelo di una notte d'inverno nel giardino della villa di Elvas. Le braccia che lo adagiarono sull'erba gelata gli sfilarono anche il cappotto per agevolare l'assideramento. Ma l'inchiesta portò a smascherare il piano dell'ex avvocato che per la notte dell'omicidio corse addirittura in Austria per costruirsi un falso alibi. A tanti anni di distanza, ieri mattina Alexander Dander è tornato in tribunale a Bolzano. Lo ha fatto con le manette ai polsi.

L'ex professionista, assistito dall'avvocato Nicola Nettis, è comparso davanti al giudice dell'esecuzione pena (presidente Gottardi, a latere Scheidle e Erlicher) per contestare un presunto errore compiuto anni fa in occasione del calcolo della pena definitiva. In sostanza l'ex legale brissinese nel febbraio scorso ha concluso di scontare la condanna per omicidio volontario ma è ancora in carcere (a Trento) per un residuo pena di 8 mesi che però fa riferimento ad un'altra condanna subìta con l'accusa di truffa. Il problema sorto è squisitamente tecnico: complessivamente Dander fu infatti condannato a 17 anni e 8 mesi di reclusione di cui 17 anni per l'omicidio e 8 mesi per la truffa. In realtà al momento del cumulo l'intera condanna fu imputata all'omicidio volontario.

L'errore ha avuto conseguenze rilevanti perchè la condanna per omicidio non permette di accedere ad alcune agevolazioni che invece sono ammesse per un'imputazione ben meno grave come la truffa. Dal febbraio scorso Alexander Dander sta scontando la condanna per truffa e, dunque, avrebbe diritto di chiedere alcune agevolazioni come la detenzione domiciliare, la semilibertà o l'ammissione al servizio sociale in prova. Per questo ieri mattina ha chiesto che il giudice dell'esecuzione rilevi l'errore materiale commesso al momento del cumulo pena. In caso di esito positivo dell'istanza (il collegio si è riservato) la prossima settimana l'avvocato Nettis curerà una seconda istanza davanti al tribunale di sorveglianza che potrebbe anche decidere il fine pena. In caso contrario Dander dovrà attendere sino a ottobre per tornare completamente libero.

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