Bolzano

Dehors di piazza Walther, ora la palla passa al Tar 

Il ricorso è stato presentato da Franco Collesei, titolare del Walthers’: «Decideranno i giudici». Intanto il tavolo di lavoro comunale prosegue. I locali sotto la lente delle Belle arti sono una dozzina



BOLZANO. Piazza Walther finisce in tribunale. Sarà il Tar a decidere se i suoi dehors sono o no funzionali al suo successo come polo d'attrazione, se rispondono ai criteri della decenza architettonica e se aderiscono in qualche modo alla consuetudine del luogo anche in tempi passati, quando le tende dei bar occhieggiavano tra le auto anni Trenta. Il contenzioso è stato avviato dal Walthers’, il quale, più che altri, ha condotto in prima linea lo scontro con la nuova normalizzazione posta in essere dal Comune dopo l'entrata in campo delle Belle arti.

"Ho speso tanto per i plateatici, ho tolto divani quando il municipio mi ha chiesto di liberare spazi, provo a proteggere i clienti dalla pioggia, dunque - spiega Franco Collesei, il titolare - ho tentato anche di resistere alle ingiunzioni. Decideranno i giudici" E il Comune, nel mentre, attende. Perché finché non sarà pronunciata la sentenza, quel tratto di piazza resterà nel limbo. Come color che son sospesi.

Non il resto. Perché il tavolo di lavoro affidato all'assessora Johanna Ramoser per far avanzare sul terreno i pareri della sovrintendenza in merito alla rimodulazione degli spazi all'aperto nei luoghi storici del centro, procede. Secondo quale criterio? "Si deciderà caso per caso in base al progetto che ci viene presentato" spiegano gli uffici del Patrimonio. Che li riceveranno per poi passarli alle Belle arti, che a loro volta rispediranno i progetti al Comune con il loro parere: questo sì, questo no.

Ma il problema, obiettano i rappresentanti dei ristoratori, è altrove: non esisterebbe infatti un protocollo chiaro, uno schema in cui si elencano i criteri pratici cui uniformarsi nel concreto (spazi caso per caso, colori, luci, fioriere) perché tutto di volta in volta verrà deciso in base al contesto specifico in cui si trova l'esercizio. Un caso su tutti: le obiezioni comunicate dalle Belle arti ad un locale di via Streiter perché i suoi arredi avrebbero impedito la vista degli Erker del palazzo di fronte. "Siamo nel pieno della stagione e ancora la gran parte di noi non sa cosa accadrà al proprio patrimonio arredativo. Se si dovrà gettarlo - dice il rappresentante degli esercenti - cambiarlo in parte, riacquistare nuovi ombrelloni, comprare o meno le fioriere, decidere sul numero dei tavoli rispetto agli spazi. Si naviga a vista in attesa della convocazione..."

Su questa situazione è piovuta la decisione del sindaco di prorogare gli effetti della normalizzazione per ancora sei mesi, così da dare il tempo ai commercianti di adeguarsi alle nuove norme. Ma questa proroga dovrebbe riguardare chi dovesse avere necessità di cambiamenti strutturali e prodotto di grandi investimenti, non chi può essere in grado di avviare la riqualificazione estetica senza troppi sforzi. Ma anche su questo terreno le certezze sono fluide.

Quanti sono, nella pratica, i bar e i ristoranti sotto la lente delle Belle arti? "A quanto mi hanno comunicato gli uffici non più di dodici" rivela Caramaschi. Che ha chiesto anche una serie di incontri informali tra i suoi funzionari e quelli della Sovrintendenza per trovare almeno una uniformità di base nei giudizi.

Anche una comunicazione da parte del municipio lascia aperti infatti alcuni varchi. Ad esempio laddove indica che "potranno essere rilasciate concessioni di occupazione temporanea che permettono all'esercente di provvedere ad una rielaborazione del progetto dell'occupazione del suolo richiesta". Ma i commercianti: "Per quanto tempo? Secondo quali criteri. E soprattutto, il via libera arriverà in tempo per non compromettere queste settimane già decisive per il turismo?". P.CA.













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