Delitto Caciula, il nipote verrà scarcerato 

La decisione. I periti hanno riscontrato problemi psichiatrici incompatibili con la detenzione in carcere. Accolte le istanze della difesa Il giovane romeno è stato riconosciuto seminfermo di mente con pericolosità ridotta. Per questo deve essere curato. Il processo va avanti


MARIO BERTOLDI


Bolzano. Lorys Daniel Caciula, il giovane ventiduenne brissinese di origini romene accusato di avere ucciso la zia, Nicoleta Caciula nel suo appartamento di Brunico, lascerà il carcere di Bolzano. Le sue condizioni psichiche non sono compatibili con la detenzione. Lo hanno ribadito ieri nel corso di un’udienza davanti al giudice della fase preliminare Manfred Michaeler gli esperti sanitari convocati e sentiti dal magistrato. Al termine dell’udienza lo stesso giudice ha concesso la libertà vigilata all’indagato che nel corso dell’ultima perizia (effettuata con incidente probatorio è stato riconosciuto semi infermo di mente) con una percentuale di pericolosità ridotta. Il giovane ha però bisogno di cure. Ieri il giudice Michaeler ne ha dunque disposto la scarcerazione che però diventerà operativa solo quando sarà disponibile una struttura adeguata a cui affidare il presunto omicida. Il pubblico ministero Daniela Pol aveva auspicato il ricovero in una struttura di cura e custodia (Rems). L’avvocato difensore Angelo Polo si è però opposto sostenendo che l’unica misura di sicurezza possibile, in questa fase del procedimento, è quella della libertà vigilata, che non prevede alcuna forma detentiva. Il giudice è stato dello stesso avviso. E’ così emerso che l’unica struttura in grado di accogliere il giovane romeno è stata individuata ad Arco. Si tratta del Centro residenziale di riabilitazione Villa San Pietro i cui responsabili saranno contattati già dalle prossime ore. Per il momento Lorys Daniel Caciula resterà in carcere. La seminfermità mentale rilevata dai periti non comporterà comunque uno stop al procedimento per omicidio. Il giovane indagato avrà solo la possibilità di attendere l’esito del procedimento evitando la detenzione vera e propria ma restando in una struttura di cura. La Procura è convinta che sia stato proprio lui il 17 luglio dello scorso anno ad uccidere la zia a conclusione di un litigio avvenuto a tarda ora nell’abitazione della vittima. Come si ricorderà Nicoleta Caciula (che aveva 46 anni) venne trovata priva di vita ed in parte ustionata nel mini appartamento ove viveva. Il suo assassino , dopo averla strangolata, tentò anche di distruggere almeno parzialmente il cadavere e di alterare concretamente la scena del crimine. Dopo poco meno di un mese di indagini si arrivò all’arresto del nipote. A carico del giovane il quadro probatorio è sempre risultato pesante , tanto è vero che la Corte di Cassazione respinse le istanze della difesa per una revoca della custodia cautelare in carcere. Fu l’avvocato Angelo Polo a contestare il provvedimento restrittivo cautelare sostenendo che non fosse giuridicamente giustificato. La tesi venne bocciata dalla Cassazione ed il giovane indagato rimase dunque in cella. Ora è stato lo stesso giudice Michaeler ad accogliere la richiesta di revoca della custodia cautelare in carcere con applicazione di una misucra di sicurezza per l’indagato che ha bisogno di cure. Le perizie disposte in questa fase preliminare dell’inchiesta avevano però dato esiti contrastanti sulle condizioni psichiche del presunto omicida. Secondo il perito d’ufficio Luciano Magotti l’imputato, al momento del fatto, non sarebbe stato nel pieno delle sue capacità di autodeterminarsi. In altre parole la capacità di intendere e di volere di Lorys Daniel Caciula sarebbe stata “grandemente scemata” per effetto di una patologia psichica. Alle stesse conclusioni era giunto anche il dottor Giuseppe Sartori , consulente tecnico della difesa mentre il professor Eraldo Mancioppi, consulente del pubblico ministero, sostenne la totale capacità di Lorys Daniel Caciula di rendersi conto di quello che stesse facendo. Il dottor Sartori illustrò anche un quadro clinico del presunto assassino determinato da una psicopatologia complessa e da un quoziente intellettivo limite che si amplificherebbero a vicenda.













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