Dietro le quinte con il commissario Rex: «Sul set si diverte da matti»

Massimo Perla, il suo addestratore: “I commissari sono due, Aki e Tokyo”


di Daniela Mimmi


MERANO. Si chiama Aki, ha tre anni, è bellissimo e intelligentissimo (come tutti i cani), vive in una villa vicino a Roma con altri 20 suoi simili. E nei giorni scorsi ha festeggiato, insieme a tutta la troupe, la fine delle riprese dell’episodio “L’era glaciale” del serial Rex, girato a Merano. La vera star è lui, non c’è dubbio! No, lui non brinda con gli altri, si limita a scodinzolare intorno a tutti e anche a leccare qualche attore, comparsa o tecnico, se ci riesce, quasi capisse che questo è un addio. Vicino c’è Tokyo, ha 2 anni e mezzo, è identico a Aki, infatti è la sua controfigura.

Il suo fortunato proprietario-amico-istruttore è Massimo Perla, romano, amante e addestratore di cani. Con lui scopriamo il mondo misterioso e affascinante dei cani “da palcoscenico”, o meglio i star, trattandosi di cinema. «Aki ha girato tutte le scene – ci dice Perla – sempre tenuto d’occhio da Tokyo. La controfigura è necessaria e obbligatoria, anche per l’assicurazione. La controfigura sostituisce l’interprete nel caso di faccia male a una zampa o gli venga il raffreddore».

Ma Aki, comunque, ha sempre goduto di ottima salute.

«Anzi, per lui è perfetto questo clima. Ama il freddo e adora la neve. Questa volta siamo stati fortunati e quando giravamo in esterni c’era sempre un clima piacevole, soprattutto per i cani».

E’ difficile trasformare un normale cane pastore in una star?

«Innanzitutto l’educazione e l’istruzione del cane, e non solo di questi cani-attori, dura 24 ore su 24 ore. Nel mio centro d’addestramento, vicino a Roma, ci sono 15 istruttori e una ventina di cani. In più ci sono anche i cani da educare, perchè imparino a convivere con noi. Non tutti hanno il parco, ci sono anche dei cani che devono vivere in città e devono adattarsi alle nostre regole, stare al guinzaglio, comportarsi educatamente, non aggredire, non abbaiare e cose del genere. Per i cani fare gli attori deve essere un gioco».

Ma i cani amano fare gli attori? Non sarebbero più contenti di correre felici in un prato, invece di fare quello che impone il regista?

«No, anzi, per loro è un gioco, è bello come fare una passeggiata. Quando sono sul set sembra che non vedano l’ora di entrare in scena».

Sul set era lui la vera star, non c’è dubbio.

«Abbiamo avuto anche la fortuna, sia io che lui, di trovarci in un bell’ ambiente di lavoro, molto rilassante. Tutti hanno lavorato con estrema sensibilità nei confronti del cane, a cominciare da Jürger Maurer. E poi ad esempio i tecnici cercavano di lavorare in silenzio perchè un rumore improvviso avrebbe distratto Aki, magari mentre girava. Inoltre Elisabeth Fulterer, la responsabile della Fuel che ha effettuato il casting, ha scelto tra le comparse quelli che amano i cani e li conoscono. Quindi si è instaurato subito un bel rapporto tra Aki e tutta la troupe».

Che accoglienza ha avuto Aki a Merano?

«Ottima, nessuno ci ha mai fatto problemi. Comunque non lo porto al ristorante e la sera non uscivamo. Aki la sera vuole dormire. Comunque ho visto che qui i cani possono entrare quasi dappertutto. Non certo come a Roma. In Italia mancano la cultura e il rispetto per i cani, e questo è molto triste, soprattutto in confronto agli altri paesi europei, dove i cani sono trattati come persone».

Com’è il suo rapporto con Aki? E’ diverso da quello del proprietario con il proprio cane “normale”?

« No, direi che è identico. Io lo conosco, conosco i suoi comportamenti e le sue esigenze e le rispetto. Lui fa parte della famiglia, come dovrebbe essere per qualsiasi cane. E’ molto sensibile e intelligente, ma come tutti i cani».

Che cosa le da Aki?

«Aki mi fa capire le cose belle della vita, che sono poi le più semplici: l’affetto disinteressato, la complicità, l’amore».

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