Disabili e anziani bloccati: ascensore «ko» da un mese

Accade in un casa Ipes in via Dalmazia. Impianto fermo dal 9 di dicembre L’Istituto: «I tempi di ripristino saranno considerevolmente lunghi»


di Davide Pasquali


BOLZANO. Ascensore fuori uso al civico 60A di via Dalmazia. Casa Ipes. Non funziona dal 9 dicembre. Già questo sarebbe abbondantemente sufficiente per parlare di una situazione di estremo disagio. Ma non è tutto qui. Perché in questo caso si può tranquillamente parlare di episodio scandaloso: al settimo piano abita una coppia di anziani, entrambi novantenni. Sono dovuti andare a stare dai figli. E al sesto piano sta una invalida al 100%, in sedia a rotelle, vive sola, è vittima di numerose patologie, necessita di frequenti terapie all’ospedale. Anche lei è a casa della figlia. Lo scandaloso però non sta qui, bensì nel fatto che, candidamente, il 23 dicembre, ossia due settimane dopo il guasto, l’Ipes ha affisso nel giroscale del condominio un annuncio che sa di beffa: “I tempi di ripristino saranno considerevolmente lunghi”. Da allora nel condominio non si è mossa foglia. Inutili le segnalazioni, le telefonate, le missive, le arrabbiature. Ieri è stata spedita al presidente dell’Ipes una raccomandata; dentro, una petizione firmata dai capifamiglia.

Ma iniziamo dal cartello Ipes, che citiamo integralmente perché merita: “Purtroppo l’ascensore è stato fermato causa rottura di un porta pattino guida cabina. I tempi di ripristino saranno considerevolmente lunghi, in quanto il pezzo non è più reperibile sul mercato e deve essere realizzato su ordine presentato da Mia presso la ditta fornitrice lo stesso giorno in cui è stato accertato il danno e lasciato fermo l’impianto. L’impianto sarà rimesso in funzione appena concluse le opere di riparazione». La chiosa finale è surreale: «Si chiede comprensione per gli inevitabili disagi». Disagi? Un disagio dura qualche minuto, qualche ora, un paio di giorni. Se sei giovane e fai le scale a salti. Ma se un ultranovantenne torna dall’ospedale dove è stato ricoverato e non può salire a casa propria... E se un’anziana disabile in sedia a rotelle deve andare a vivere dalla figlia perché gli angeli custodi della Croce Rossa, poveretti, mica possono farsi più volte a settimana le scale fino al sesto piano con la portantina...

Si sono attivati, gli inquilini, e, almeno a giudicare dai loro racconti, pare se ne siano sentite di tutti i colori. «Ma gli anziani non potrebbero starsene a casa loro, anziché andarsene in giro con questo freddo?». «Signora, ma perché non se ne va in casa di riposo a fare compagnia a suo marito?» Alla disabile di cui sopra è stato temporaneamente proposto un altro appartamento Ipes; sua figlia è andata a visionarlo, ma non era affatto a misura di disabile. Quindi se l’è portata a casa, in un appartamento in fase di ristrutturazione. Al sesto piano di via Dalmazia 60A la signora disponeva di letto motorizzato, c’erano le porte a misura di carrozzina e i maniglioni in bagno. Insomma, anche se il marito sta in casa di riposo, lei se la cavava benissimo da sola.

«Sempre e solo lei a lamentarsi, signora?». Come risposta all’arrogante burocrazia i condomini hanno sottoscritto la petizione: quell’ascensore è datato, si è rotto troppe volte. Basta, sostituitelo, con uno a norma che ne permetta l’uso a disabili, anziani, mamme con bimbi piccoli e carrozzine. Realizzatene uno nuovo esterno. E, per favore, fatelo in fretta.

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