Dorfmann: immigrazione ora le quote europee

L’europarlamentare: «A Bruxelles si lavora per una politica unica sui migranti» Il progetto: accanto alla gestione dei profughi, regolare gli arrivi legali


di Francesca Gonzato


BOLZANO. Da un lato gestire la crisi degli sbarchi, dall’altro programmare una politica finalmente europea sull’immigrazione. Su questi due fronti si muoverà l’Unione europea nei prossimi mesi, anticipa l’eurodeputato Herbert Dorfmann (Svp). Domenica ha partecipato al Forum di Alpbach (Tirolo), dove ha ascoltato la relazione di Jean-Claude Juncker, il presidente della Commissione europea. Abbiamo sentito Dorfmann, in vista dei lavori autunnali del Parlamento europeo, proprio sul tema dei migranti.

I presidenti Kompatscher,Rossi e Platter hanno consegnato a Juncker una risoluzione sui profughi, chiedendo all’Ue di non abbandonare Italia e Grecia, Stati in prima linea. Avete consegnato anche un dossier specifico sulla rotta del Brennero?

«Il presidente Juncker non ha bisogno di informazioni. Da mesi non fa altro che lavorare sul problema dei confini. Ad Alpbach ha tenuto un discorso eccellente, criticando con asprezza il comportamento degli Stati membri che non ottemperano a quanto deciso a Bruxelles. Juncker non ha usato mezzi termini per criticare gli Stati, come l’Ungheria, che proporranno referendum per chiedere alla popolazione se applicare o meno le risoluzioni che approvano a Bruxelles, ad esempio sulla ripartizione delle quote di profughi. E anche con Vienna si è fatto sentire, sia pure senza citarli direttamente. Quando Juncker domenica ha detto che i confini sono un errore, chi doveva capire, ha capito... È stato molto chiaro nel suo discorso: ha affermato che i confini sono stati l’invenzione più sbagliata della politica. Ha perfettamente ragione».

Al Brennero la situazione questa estate è rimasta tranquilla e l’Austria non ha applicato le misure di controllo tanto criticate.

«Eppure gli sbarchi sono stati in linea con l’anno scorso. Le misure adottate dall’Unione europea e dall’Italia iniziano a funzionare. Gli hotspot ci sono e la maggior parte delle persone che entrano in Italia viene identificata. È anche vero che molti di loro preferirebbero proseguire verso la Germania e l’Austria, ma la situazione al momento è sotto controllo, compatibilmente con quanto accade nel nord Africa e in Turchia. La guardia costiera europea è un progetto di successo. Ripeto, le misure europee funzionano, il problema sono gli Stati che fanno i furbi e agiscono con iniziative proprie, non coordinate. Anche qui, possiamo prendere l’Austria come esempio».

Come parlamentare europeo su cosa lavorerà nei prossimi mesi, sempre sul tema dell’immigrazione?

«L’Unione europea si prepara a un passaggio fondamentale: elaborare una politica vera e propria sull’immigrazione, in parallelo alla gestione dell’emergenza».

Quali sono le tracce?

«L’Europa ha bisogno di una quota di immigrazione, che va regolata con una strategia comune, non affidata ai singoli Stati. Si sta pensando a una sorta di “green card”, per decidere chi può entrare in Europa. Mentre oggi ci sono le quote dei singoli Stati, è opportuno passare a un sistema di immigrazione legale con regia europea. Non vogliamo trasformarci in una rocca blindata: canali controllati daranno maggiore sicurezza a noi e contribuiranno a indebolire il traffico di esseri umani. In parallelo deve restare un forte sistema di filtro delle frontiere esterne».

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