«Dormivo in roulotte dimenticato da tutti»

Uno degli ospiti della Caritas: «Facevo il meccanico, sono stato operato e poi la vita è stata in salita»



BOLZANO. Era partito dall’Oltradige per girare il mondo da elettromeccanico per conto di un’azienda meranese. È bastata un’ernia, però, per portare Pio Pillon, 64 anni, nel baratro della povertà. «Avevo un’arteria occlusa al 60% e ho dovuto farmi operare. Ho sempre abitato in alloggi di servizio e, perdendo il lavoro, ho visto sfumare anche questa opportunità». Ha lavorato in Russia, Norvegia, California e Germania ma per una malattia si è trovato bloccato in una roulotte. «Per nove mesi ho abitato in parte lì e in parte a casa di un amico. Prima di affrontare l’operazione ho preso contatto con la Caritas chiedendo un aiuto. Mio cognato era direttore di una sezione Acli e ha sempre collaborato con la struttura diocesana. Oggi sono assistito alla Casa dell’Ospitalità. Non avevo altra possibilità». E la famiglia? «Mia moglie è deceduta dieci anni fa e ci sarebbe anche una casa ad Appiano, ma ci abitano i miei figli». Loro non possono ospitarla? «Preferirei non parlare dei miei figli». Adesso, però, la vita ha nuovamente una direzione. «Io sono una persona che deve sempre avere qualcosa da fare - continua Pillon - e sono contento che ci sia sempre qualcuno a cui posso dare una mano. Ci sono persone che mi chiedono un aiuto per alcuni lavoretti e io metto a disposizione le mie competenze. Mi tengo attivo e per diverse ore durante la giornata sono anche utile. Oltretutto mi mancano solo cinque mesi alla pensione».

Vicino a lui c’è la direttrice di Casa dell’Ospitalità Magdalena Oberrauch. «La nostra più grande soddisfazione è il reinserimento abitativo e sociale delle persone. Quando vediamo che il percorso che stiamo costruendo funziona. Poi sono gli stessi utenti che vengono a trovarci e, con grande orgoglio, ci offrono loro il caffè». (a.c.)

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