Due cause vinte, il Comune sblocca oltre un milione

Chiuse le vicende di campo Combi e depuratore di Sinigo Azzerati o ridotti i risarcimenti richiesti dalle aziende


di Giuseppe Rossi


MERANO. L'amministrazione comunale si toglie di dosso due pesi da 1,3 milioni di euro, che avrebbero potuto condizionare, forse non in misura decisiva, il programma degli investimenti che entro la primavera la giunta Rösch presenterà al consiglio comunale.

Due mal di testa che portano il nome di campo sportivo Combi e depuratore di Sinigo. Le imprese che tre anni fa e nel 1997 avevano realizzato le due strutture avevano deciso di non chiudere totalmente i conti con il Comune di Merano, ma di presentare una serie di riserve sulle opere pubbliche realizzate e con esse la richiesta di un risarcimento.

Nel caso del campo sportivo Combi, a presentare il conto era stata l'impresa Zh General construction, nel frattempo fallita, con 445 mila euro di riserve. La Zh aveva puntato l'indice contro il Comune a causa del ritrovamento, sotto il vecchio anello della pista di atletica leggera, di una serie di materiali pesanti, con conseguente necessità di un trattamento particolare come rifiuti pericolosi. I lavori di rifacimento del primo lotto dell'impianto sportivo erano stati interrotti a causa dell'arrivo dell'inverno e del gelo.

Nei giorni scorsi a esprimersi sulla vertenza da quasi mezzo milione di euro è stato il giudice. "Il tribunale - ha spiegato l'assessore al patrimonio Nerio Zaccaria - ha integralmente rigettato la causa, sentenziando la correttezza del comportamento dei tecnici e degli uffici comunali".

A fare compagnia a questa sentenza favorevole al Comune c'è quella che riguarda il depuratore di Sinigo. I fatti risalgono al 1997 e alla cifra astronomica richiesta come riserva in sede di consegna finale dei lavori: si parlava di 1,3 miliardi di lire oltre agli interessi legali. Ormai lo stesso nome dell’azienda che quasi vent'anni fa aveva chiesto un risarcimento è difficile da rintracciare, basti pensare che il presunto credito è passato per ben sette volte di mano tra cessioni di rami d'azienda, fallimenti e rilevamento di attività. Alla fine della procedura, le parti, Comune e impresa costruttrice, si sono accordare per un rimborso pari a 22 mila euro, cifra che l'amministrazione meranese ora dovrà versare. Nulla in confronto ai 650 mila euro oltre a interessi che avrebbe dovuto pagare stando ai conteggi iniziali.

"Queste due procedure legali per richiedere un risarcimento - ha aggiunto l'assessore alle infrastrutture Diego Zanella - devono far riflettere le aziende che partecipano alle gare seguendo la tecnica del grande ribasso, prezzi che poi vengono corretti con la richiesta di varianti e riserve. Quei tempi sono finiti, anche perché le nuove normative rendono queste procedure molto più difficili e costose". Per il Comune, un plauso ai tecnici che ne hanno difeso le ragioni e soprattutto lo sblocco di oltre un milione di euro, cifra libera ora di essere impegnata in uno dei tanti investimenti di cui Merano ha bisogno.

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