Il processo

Due gomitate alla trachea gli costano 54 mila euro 

Nel corso di una partita amatoriale di calcio a Laion un difensore venne colpito da un avversario con dolo. Il giudice sentenzia: «Non si trattò di un semplice fallo di gioco»


Mario Bertoldi


BOLZANO. Gli amanti del gioco duro anche durante una partita di calcio tra amatori ora sono avvisati: lasciarsi andare a scorrettezze qualificabili come atti dolosi può costare molto caro. A sette anni da un grave episodio che caratterizzò una partita tra il «Vipiteno Sterzing Freizeit» e l’«ASC Lajen Raiffeisen» (disputata sul campo sportivo di Laion nel novembre 2015), uno dei calciatori coinvolti è stato condannato in sede civile ad un risarcimento complessivo di 54.428 euro.

A subire le conseguenze di un brutto infortunio fu un difensore della squadra del Vipiteno (difeso dagli avvocati Paolo Corti e Christian Dorigatti), che nel corso di una azione nata da un calcio d’angolo battuto dagli avversari fu colpito da alcune gomitate all’altezza della trachea con conseguenze piuttosto gravi. Al difensore del Vipiteno fu diagnosticata una frattura dislocata a sinistra della cartilagine tiroidea, per curare la quale fu necessario un intervento chirurgico con conseguenze in parte permanenti.

Due anni e mezzo dopo i fatti il giocatore rimasto ferito decise di citare in giudizio l’avversario in sede civile per ottenere un adeguato risarcimento, sostenendo che il colpo infertogli dall’attaccante del Laion non sarebbe stato conseguenza di un violento contrasto di gioco ma sarebbe stato inferto con dolo in un momento in cui il gioco era sostanzialmente fermo.

La tesi ha ora trovato conferma nella sentenza del giudice David Cognolato della seconda sezione civile del Tribunale civile di Bolzano. Il giocatore citato in giudizio aveva cercato di difendersi affermando che il contatto tra il proprio gomito e il collo dell’avversario sarebbe stata conseguenza involontaria di un salto al fine di colpire con la testa la palla durante l’azione di gioco. In altre parole la difesa (affidata agli avvocati Lisa Brembati di Bergamo e Manuel Moling di Bolzano) ha sempre sostenuto che l’atto incriminato sarebbe stato funzionale al gioco (in quanto finalizzato a prendere il possesso del pallone) e non a cagionare un danno ad altri.

Come detto il giudice è stato di avviso diverso. Il giocatore condannato non ha avuto neppure la possibilità di chiamare in causa, nel corso del processo, la compagnia di assicurazione «Assimoco Spa» con cui l’interessato aveva sottoscritto la polizza «Famiglia Comfort» per responsabilità civile. In sentenza, infatti, il giudice ha rilevato che la copertura assicurativa è esclusa per effetto del comportamento doloso. Nel corso del processo sono risultate decisive le deposizioni di alcuni giocatori che avrebbero confermato una condotta violenta tale da non essere compatibile con le caratteristiche proprie del gioco.

Per la quantificazione del danno patrimoniale il giudice ha ovviamente seguito alcune indicazioni del perito sul decorso clinico dell’infortunato. La perizia ha confermato «un trauma fratturativo laringeo senza rilevanti esiti funzionali» ma con una residuale «menomazione all’efficienza estetica». La durata della malattia post traumatica è stata quantificata in 76 giorni di cui 16 giorni di inabilità temporanea assoluta, 20 giorni di invalidità temporanea al 75 per cento con altri due periodi sempre di 20 giorni l’uno con invalidità temporanea dapprima al 50 per cento e poi al 25 per cento, con postumi permanenti che il consulente tecnico ha valutato nell’ordine del 12 per cento.













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