Duello tra super esperti Chiku vuole tornare a casa

Ieri prima udienza del processo a carico del padrone del gattopardo Per la difesa è solo un gattone addomesticato e innocuo. La Lav parte civile


di Mario Bertoldi


BOLZANO. Chiku, il presunto gattopardo di San Pancrazio, continua a mobilitare le coscienze di animalisti e non. Ieri in occasione della prima udienza del processo a carico di Herbert Raich (il proprietario dell’animale ira affidato al centro specializzato di Grosseto) ancora una volta sono emerse due verità a confronto, entrambe sostenute da presunte argomentazioni scientifiche. Raich è accusato di violazione delle norme che vietano la detenzione di animali considerati pericolosi. Nel caso del presunto gattopardo (o serval, un incrocio con un gatto selvatico) il proprietario avrebbe dovuto ottenere una specifica autorizzazione che in realtà non ha mai avuto. Herbert Raich avrebbe potuto evitare il processo pagando una semplice oblazione. In realtà, dopo il sequestro dell’animale confermato anche dal tribunale del riesame, il proprietario sta utilizzando la tappa giudiziaria davanti al tribunale (giudice Stefan Tappeiner) per cercare di “scardinare” una volta per tutte la tesi secondo la quale il “gattone” di San Pancrazio dev’essere considerato pericoloso. Il processo verrà probabilmente deciso da una sfida di esperti. Ieri la Procura ha chiamato a deporre in qualità di testi due operatori dell’ufficio provinciale che hanno confermato non solo le difficoltà per giungere alla cattura (dopo la fuga dalla sua abitazione) ma anche l’aggressività di un felino che aggredì e sbranò due gatti domestici incontrati all’interno di una legnaia. Ed anche Marco Aloisi, direttore del centro recupero animali selvatici di Grosseto, non è stato di mezze parole e ha sottolineato che anche nel centro, a distanza di qualche mese dal suo arrivo, il presunto gattopardo qualche problema di gestione lo sta creando anche per la sua potenziale pericolosità. «E’ un animale intrattabile» ha detto testualmente il veterinario toscano. In precedenza il giudice Tappeiner aveva ammesso la costituzione di parte civile di due associazioni animaliste (la Lav con l’avvocato Mauro De Pascalis e l’ Ente Protezione Animali con l’avvocatessa Claudia Ricci di Roma) pronte a dare manforte alla Procura (Pm Luisa Mosna) ritenendo che addomesticare un animale selvatico, costringendolo a vivere in casa equivalga a violentare la sua natura ed il suo istinto. «La detenzione di un animale selvatico - è stato detto in aula - appalesa una visione degli animali di scarso valore ed un disinteresse alla salute degli stessi». In realtà il proprietario di Chiku (che ieri in aula non si è perso una sola battuta dell’udienza) ha palesato un indiscutibile amore per l’animale che intende riportare a San Pancrazio a tutti i costi. «Chiku non è pericoloso - ha ribadito anche davanti a giornalisti e telecamere - è un gatto addomesticato che potrebbe essere lasciato libero di girare per la città». La tesi della difesa (avvocati Flavio Moccia e Angelo Polo) ha trovato sostegno nell’ultima deposizione di ieri , quella del professor Michele Capasso (veterinario napoletano con super specializzazioni) secondo il quale Chiku «è da ritenersi un esemplare di specie domestica essendo geneticamente correlato al gatto domestico». Secondo l’esperto, infatti, si tratterrebbe di un ibrido tra gatto domestico e serval. Con un avvertimento: il distacco improvviso dal padrone ed il repentino cambio di ambiente possono generare alterazioni patologiche del comportamento.

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