Durnwalder agli artigiani: pagate le tasse

Il Landeshauptmann: no al nero. Lanz: ma il peso fiscale è al limite, non ce la facciamo più


Mirco Marchiodi


BOLZANO. Un botta e risposta dai toni pacati, ma fermissimi. È andato in scena ieri durante l'assemblea generale dell'Apa, ieri a Bolzano. Protagonisti il presidente dell'Apa Gert Lanz e quello della provincia Luis Durnwalder. Entrambi dello stesso partito ed entrambi pusteresi, accanto a tante parole di cortesia si sono duellati senza esclusione di colpi sul fisco. «Siamo arrivati al limite. Ancora un po' e non sarà più questione di non volere pagare le tasse, ma di non poterle pagare più», è sbottato Lanz. Durnwalder ha replicato poco dopo dal palco: «È tutto inutile, lo Stato italiano ha un debito di quasi 2 mila miliardi e per ripagarli ha bisogno di soldi. Quindi mi raccomando: non lavorate in nero, perché non servirebbe a nulla. Dobbiamo tutti fare la nostra parte». L'ASSEMBLEA. Ieri a Bolzano, presso la sede Apa di via di Mezzo ai Piani, si sono ritrovati oltre 300 artigiani. Come da tradizione, all'assemblea hanno partecipato anche i rappresentanti delle altre categorie economiche, il presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini e molti politici, a partire dal presidente Luis Durnwalder. L'assemblea non è servita solo a fare il punto sullo stato di salute dell'artigianato altoatesino, ma anche per tracciare un bilancio interno all'associazione, dopo che un anno fa la contrapposizione tra l'ex presidente Walter Pichler e l'ex direttore Hanspeter Munter aveva portato a un radicale cambio dei vertici. Il direttivo guidato da Gert Lanz e dai suoi due vice Ivan Bozzi e Martin Haller (nuovo direttore è Thomas Pardeller) ha pagato l'inesperienza («sugli sgravi Irap abbiamo sbagliato noi, dovevamo chiedere gli sconti per tutti», ha ammesso Lanz) ma almeno sembra aver riportato un po' di calma all'interno dell'associazione. LE PRIORITÀ. Lanz ha iniziato il suo discorso ricordando i numeri dell'artigianato: più di 13 mila aziende, 44 mila occupati, fatturato di 7 miliardi e valore aggiunto di 2,4. «Abbiamo contribuito anche noi al benessere dell'Alto Adige e sulle decisioni centrali è giusto che venga chiesto anche il nostro parere». Uno sguardo all'interno - «non è vero che sopravviveranno solo i grandi, bensì chi saprà adattarsi meglio e quindi anche il modello della piccola azienda ha un futuro, a patto che, mantenendo qualità e tradizione, sapremo conquistare nuovi mercati, fare rete e innovare» - poi l'affondo nei confronti della politica. «Noi i nostri problemi dobbiamo risolverli entro poche settimane, la politica è dal 2008 che non trova soluzioni a questa crisi: noi vogliamo solo poter lavorare, invece ci continuano a rendere la vita più difficile». La difficoltà maggiore, ha proseguito Lanz, è il peso delle tasse, con l'Imu che rappresenta solo l'ultima goccia: «Non ce la facciamo più», si è lamentato Lanz che ha poi aggiunto: «Devono valere tre condizioni. Primo: Provincia e Comuni devono risparmiare in tutti gli ambiti possibili, senza eccezioni e senza compromessi. Secondo: il peso fiscale aggiuntivo deve essere distribuito su tutti, altrimenti rischia di schiacciare chi sarà più colpito. Terzo: le stesse attività devono essere tassate allo stesso modo». LA REPLICA. Sceso dal palco Lanz, è toccato subito a Luis Durnwalder replicare. Il presidente ha incassato i ringraziamnti per la nuova legge provinciale sugli appalti pubblici («siamo andati al limite per favorire le aziende locali, ma almeno adesso c'è chiarezza»), ha bacchettato le imprese per le critiche ai tagli provinciali («l'economia è tra i pochi settori a non averne subito e anche i 20 milioni del fondo di rotazione destinati alle cliniche sanitarie sono di fatto finanziamenti a privati») e per i ritardi nella costituzione del Confidi unico («ma almeno un primo passo in questa direzione è stato fatto»). Il presidente ha spiegato che sulla burocrazia decide quasi tutto Bruxelles, mentre le tasse dipendono da Roma («ma sull'Irap abbiamo fatto il possibile»), «almeno fino a quando non avremo l'autonomia fiscale». Un appello alle banche locali («finanziate l'economia altoatesina e allora potranno arrivare anche i fondi del Pensplan») e chiusura con l'invito a non lavorare in nero: «Non serve a nulla, le tasse dobbiamo pagarle tutti. Se vogliamo contribuire a risanare le casse dello Stato italiano, la nostra parte dobbiamo farla tutti».

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