Effetto Spagnolli sulle elezioni


Andrea Di Michele


L’Svp ha vinto, ancora una volta. Sintetizzando e semplificando al massimo, forse è questo che si può dire delle recenti elezioni comunali. Dopo il grande spavento delle ultime provinciali, con la crescita poderosa dei partiti della destra tedesca, oggi l’Svp tira un profondo sospiro di sollievo.
La paura del grande crollo è rientrata. E’ vero che i Freiheitlichen oggi hanno propri rappresentanti in molti più comuni rispetto a ieri, ma la loro capacità di incidere nei tanti consigli comunali del Sudtirolo rimane assai ridotta. Il governo dei paesi e delle città resta saldamente in mano dell’Svp. Per i prossimi cinque anni cambierà ben poco nella concreta gestione del potere a livello comunale. Poi se ne riparlerà. Non solo l’Svp esce dalla tornata elettorale riconfermando i propri numeri e la propria forza, ma lo fa anche concedendosi un ampio rinnovamento e ringiovanimento della propria classe dirigente. Il temuto limite dei tre mandati l’ha costretta a mandare in pensione molti sindaci di lungo corso e ad affidarsi a personale più giovane. Quello che a molti pareva un rischioso salto nel buio, ha probabilmente aiutato il partito di maggioranza a recuperare un certo appeal nel proprio elettorato e a selezionare una nuova schiera di amministratori che le potranno assicurare il futuro. Ancora una volta si fatica a vedere una vera alternativa all’Svp e viene riconfermata l’anomalia sudtirolese, con un partito da decenni leader incontrastato della scena politica.
Alla Südtiroler Volkspartei una grossa mano è venuta anche da Spagnolli. Prima delle elezioni, il centrodestra ha presentato il sostegno dell’Svp al sindaco uscente già al primo turno come un segno della sua debolezza e dipendenza dal partito di raccolta. Ovviamente di tale sostegno Spagnolli si è giovato, consentendogli il successo già al primo turno, ma quel sostegno è stato altrettanto e forse più utile all’Svp. Tanti suoi elettori non hanno risposto al richiamo dei Freiheitlichen perché con l’Svp c’era Gigi, il sindaco italiano che parla tedesco, e che a Bolzano sembra più amato dai tedeschi che dagli italiani. La priorità era riconfermarlo e scongiurare una vittoria del candidato del centrodestra; se l’Svp al primo turno si fosse presentata da sola, forse non tutti i suoi elettori l’avrebbero seguita, sentendosi liberi di votare altre liste e riservandosi poi di votare per Spagnolli al ballottaggio. Insomma, forse è stato Spagnolli ad essere utile all’Svp più di quanto non sia stato il contrario. Per il sindaco le cose sono diventate ancora più semplici grazie all’inconsistenza del centrodestra. Molti potenziali elettori del Pdl non se la sono sentita di andare a votare un partito che si prende a schiaffi da solo e hanno così ingrossato il numero degli astenuti. Forse anche Oberrauch, che con la sua lista ha racimolato solo il 2,1% dei voti, è risultato un candidato meno credibile di quanto nel 2005 non fosse stato Benussi, che aveva raccolto l’8,8%. Anche su questo si misurano gli errori del centrodestra, che per scegliere il candidato sindaco si era affidato a un sondaggio telefonico che aveva posto Oberrauch in fondo al gradimento del proprio elettorato. Ora la scissione è a un passo e chi rischia di più è il gruppo Biancofiore-Urzì, non solo per le sue maggiori responsabilità nel disastro elettorale. Se il partito si spacca, a Holzmann si aprono le porte del centro e della costruzione del dialogo e di una possibile collaborazione con l’Svp. Non subito, ma in un prossimo futuro da lì potrà nascere un centrodestra italiano moderato in grado di contendere al centrosinistra l’alleanza di governo con l’Svp. Ad attendere la fazione opposta c’è invece solo Unitalia e la competizione per il posto di chi sa urlare più forte i vecchi slogan: il passato più che il futuro. Comunque la si pensi, giunti a questo punto la scissione consentirebbe finalmente a ciascuno di recitare fino in fondo la propria parte, rendendo più intelligibile il quadro politico.

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