sanità

Emergenza medici di famiglia: ci sono sempre meno giovani 

In Alto Adige 280 professionisti, ne mancano 72 e nei prossimi anni se ne andranno in pensione un centinaio. Piccoliori: «Immagine distorta della medicina generale come di una professione poco stimolante, noiosa e oberata di burocrazia»


Valeria Frangipane


BOLZANO. In Alto Adige la carenza di medici di famiglia si fa sempre più grave.

A tutt’oggi sono in servizio 280 professionisti, ne mancano 72 e nei prossimi anni ne andranno in pensione un centinaio. Uno scenario più che preoccupante.

Giuliano Piccoliori - responsabile scientifico dell’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano e medico di famiglia in Val Gardena - è molto preoccupato: «Le cure primarie sono la base del sistema sanitario, se crolla la base crolla tutto l’edificio assistenziale. E purtroppo abbiamo sempre meno giovani interessati alla professione perchè spaventati dall’eccessivo carico di lavoro e da sacrifici e rinunce che finiscono inevitabilmente per travolgere la vita personale e familiare».

Troppa burocrazia.

Le scartoffie? Troppe. «Un tema molto sentito tra i colleghi in attività e temuto tra studenti e neolaureati è il carico di burocrazia che deve essere assolutamente alleggerito. Soprattutto nelle zone urbane viene percepito quasi prevalente rispetto all’attività clinica. È assolutamente necessario intervenire con una pesante semplificazione facendo sì che l’informatica diventi veramente di supporto per facilitare il flusso d’informazioni e l’integrazione funzionale fra ospedale e territorio».

L’immagine distorta.

Attualmente stanno frequentando il corso di formazione specifica in Alto Adige 25 medici di cui 16 residenti in provincia. «Quest’anno finiranno in 9 di cui 3 residenti. Ogni anno la provincia mette a disposizione 30 posti, l’anno scorso hanno cominciato in 12 di cui 9 residenti. Succede che la professione del medico di medicina generale da noi forse ancora più che altrove non attira i giovani».

Difficile, guardando dall’esterno, comprenderne i motivi. «Il fenomeno è presente in tutta Europa. I risultati di un nostro studio - anche tra studenti e specializzandi altoatesini in Tirolo - ci dicono sostanzialmente che è diffusa un’immagine distorta della medicina generale come di una professione poco stimolante, noiosa, oberata dalla burocrazia e che gode di poco prestigio tra la popolazione e tra gli altri colleghi. Questa opinione dipende anche dal fatto che in Austria, come in Italia, la medicina generale non viene insegnata durante il corso di laurea, durante i 6 anni della formazione di base se non nell’ambito di progetti pilota. Inoltre solo in Italia non viene considerata una disciplina accademica e quindi non è equiparata alle altre specialità, non c’è il titolo di specialista in Medicina generale come nel resto d’Europa».

Carichi di lavoro eccessivo.

E c’è molto di più. «I giovani medici temono i carichi di lavoro sempre più elevati e vogliono lavorare in equipe come in un reparto ospedaliero così da poter condividere decisioni e responsabilità ed avere personale amministrativo ed infermieristico di supporto. Infine vogliono poter usufruire di tecnologia di base per la diagnostica. I colleghi in attività non cambieranno il loro modo di lavorare ma ai futuri colleghi devono essere offerte altre opportunità. E poi... va detto che la nostra professione è tutt’altro che noiosa anzi. Ieri per esempio ero di turno di reperibilità per tutta la valle e ho avuto come quasi sempre molto da fare, l’ultimo intervento dopo mezzanotte è stato per una colica biliare ad una turista austriaca, diagnosi con l’ecografo e terapia iniettiva che per fortuna è stata efficace. Alle 19-20 invece sono intervenuto per una reazione anafilattica da puntura d’insetto, cortisone ed antistaminico in vena e per fortuna quando la paziente è arrivata in ospedale in elicottero con il medico d’emergenza il quadro si era già risolto. Nel corso della giornata avevo dato dei punti ad una mano, fatto visita ad un paziente palliativo, ad un centenario per fortuna in buone condizioni, e visto in ambulatorio numerose infezioni delle vie respiratorie e patologie acute e croniche. A parte le emergenze in città - conclude il medico - la situazione non è molto diversa».

 













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