Fattor: «Ecco perché la sfida è sull’urbanistica» 

Le deleghe. L’assessore in pectore: «L’accordo firmato da Caramaschi è solo un primo passo Discuteranno i partiti. Va ripensata lo schema di economia, lavori pubblici e zone produttive»


FRANCESCA GONZATO


bolzano. Mai vista una scelta di assessore con meno suspance. Con 520 preferenze Stefano Fattor è il più votato del Pd ed entrerà di diritto nella giunta Caramaschi bis. Una simile mole di voti ha provocato una curiosità che ancora torna nelle chiacchierate tra politici. «Come c’è riuscito?». Architetto, assessore quindici anni fa (con i Verdi), poi nominato con posizioni di vertice nelle società partecipate, Fattor ha superato nella lista Pd l’assessore in carica Juri Andriollo (470 preferenze). Su Fattor il Pd giocherà la partita più delicata nelle trattative di giunta: l’assessorato all’Urbanistica, reclamato dalla Svp per il vicesindaco Luis Walcher. Il sindaco Caramaschi lo vorrebbe invece assessore con una delega ad hoc sull’Areale ferroviario, il più grande progetto della città. Nei prossimi mesi verrà lanciato il bando di gara per individuare l’investitore. Coinvolti 47 ettari, con una stima di 1,3 miliardi di euro. L’operazione a carico dei privati è di 900 milioni, di cui 204 per le opere ferroviarie, 200 per le opere pubbliche, e 500 per edilizia residenziale e altro. Così Fattor.

Come è arrivato a 520 preferenze. Ha lavorato su più cordate con candidati?

Nessuna cordata. Lavoro da molti anni in diversi ambiti, lasciando probabilmente un buon ricordo di me.

Lei architetto, si dice che sulla sua elezione ci sia stata la convergenza di un largo ambiente di professionisti del settore.

Sì, c’è un mondo professionale che mi ha votato. È un segnale politico di cui si deve tenere conto. Tradirlo sarebbe un errore strategico. Il mondo dell’edilizia vede in me una persona che ha le competenze per gestire processi molto complessi, che dovranno aver tempi rapidi imposti dalla nuova legge provinciale su «Territorio e paesaggio».

Da cosa si dovrà partire?

Entro luglio 2021 il Comune dovrà varare il nuovo piano urbanistico, con l’identificazione delle aree su cui l’amministrazione sarà totalmente autonoma nel decidere lo sviluppo e le aree su cui ancora deciderà la Provincia. La legge dà ai Comuni anche le competenze sulle zone produttive, a partire dalla approvazione: oggi c’è un terzo della città che ricade sotto la potestà provinciale. Inutile dire che i nuovi poteri richiederanno una riorganizzazione della struttura.

E si arriva al nodo della competenza sull’urbanistica.

Questa coalizione ha due partiti con il maggior numero di eletti, Pd e Svp. È impossibile pensare a una ripartizione verticale delle competenze che risale più o meno agli anni Cinquanta: urbanistica con lavori pubblici, sociale, economia e commercio... Nel 2020 questi ambiti separati non hanno più senso. Pensiamo al commercio, con la crisi legata al Covid, e le nuove competenze comunali sulle aree produttive. Non puoi lasciare solo all’Urbanistica questa partita gigantesca.

Cosa intende?

La pianificazione non deve essere in capo a un unico partito. Si dà per scontato che il commercio e i lavori pubblici continuino ad essere affidati alla Svp, così avresti la pianificazione economica e territoriale in mano a un solo partito, che tra l’altro in queste elezioni ha visto rafforzata la componente dei contadini.

Il sindaco ha firmato l’accordo con la Svp sull’urbanistica a Walcher, mentre pensa per lei alla delega sull’Areale. Anche su questo la Svp non ci sente.

Anch’io non sono convinto. Un assessorato solo all’Areale non avrebbe senso, perché l’assessore dovrebbe chiedere ad ogni passo il permesso al collega all’urbanistica, oltre a doversi garantire una struttura adeguata. Ma torno alla domanda di fondo: si può concentrare materie così importanti su un solo partito? Secondo me, la delega sulle zone produttive non dovrebbe stare con l’urbanistica, ma con il commercio, per un assessorato forte all’economia. Va ripensata l’organizzazione per atti anche orizzontali. Non è una questione di potere, ma di visione della città.

Ma c’è quella firma, di cui Caramaschi si è fatto garante.

Considero quel patto un accordo di primo livello. Starà ai partiti l’ulteriore trattativa. Ogni partner della coalizione sa di avere bisogno l’uno dell’altro, nessuno può tirare la corda, vale per il Pd come per tutti gli altri.

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Altre notizie

Attualità