L'INTERVISTA felicita scolati 

«Figli autistici gravi: le famiglie lasciate sole» 

La responsabile del Servizio psichiatria dell’età evolutiva. La neuropsichiatra infantile da anni si batte per la realizzazione di una struttura ad hoc per i casi più complicati


antonella mattioli


BOLZANO. «Noi la diagnosi la facciamo in tempo brevi e poi seguiamo i nostri pazienti che soffrono di disturbi dello spettro autistico anche in collaborazione con logopediste, psicomotricisti, ergoterapisti del servizio pubblico, oltre che con associazioni private come il Cerchio di Bolzano e Autòs a Merano. Cerchiamo di coprire la carenze di una struttura ad hoc con dei progetti, ma non basta. Ci sono alcuni casi che - mi dispiace doverlo ammettere - ma non sono gestibili a casa. Le famiglie si sentono sole e rischiano di crollare: qui bisogna muoversi. Le istituzioni devono fare qualcosa». Felicita Scolati, neuropsichiatra infantile, responsabile del Servizio di psichiatria e psicoterapia dell'età evolutiva, in questi anni ha più volte sollecitato la creazione di una struttura di tipo residenziale in grado di accogliere bambini e ragazzi con gravi problemi di autismo; ed ha presentato un progetto per aprire almeno un centro diurno. Lo ha illustrato all’ex assessora Martha Stocker e si è sentita dire che era interessante, ma poi è finito in qualche cassetto. Dimenticato.

Il risultato è che oggi ci sono casi, come quello che abbiamo raccontato nei giorni scorsi, di un padre alla disperata ricerca di una struttura che possa accogliere, almeno per qualche mese, il figlio di 14 anni che soffre di una grave forma di autismo. «Aiutatemi - aveva detto - io non ce la faccio più: a casa da solo mio figlio non ci può stare neppure un minuto, perché appena vede la madre la aggredisce. La situazione è ormai ingestibile». Ma c’è anche il caso di una madre che guarda con forte preoccupazione a quando, a fine anno, il suo ragazzo di 16 anni, tornerà a casa dopo sei mesi passati presso la Casa Sebastiano di Coredo, un centro di alto livello creato per dare ospitalità a persone con problemi di autismo.

Dottoressa lei conosce questi casi?

Li conosco bene e capisco perfettamente il dramma delle famiglie: genitori, fratelli e sorelle. Facciamo il possibile per aiutarle. Per il primo caso, speriamo che il ragazzino venga accolto - almeno per un po’ - in una struttura di Rimini, dove abbiamo inviato anche un’altra giovanissima paziente altoatesina; per il secondo abbiamo già chiesto a Casa Sebastiano di prolungare almeno di qualche mese l’accoglienza. Le famiglie devono poter respirare. Purtroppo, in Alto Adige per la fascia d’età da zero a 18 anni non ci sono né strutture residenziali né centri diurni.

Quanti sono i pazienti che seguite?

Solo a Bolzano e circondario circa 300 casi. Le persone che soffrono di disturbi più o meno gravi dello spettro autistico sono in aumento.

Come si spiega?

Da una parte aumenta la consapevolezza e la sensibilità della popolazione, dall’altra nuove metodologie consentono diagnosi anche di disturbi lievi che in passato non erano individuati. Oggi ci arrivano bimbi anche di 18, 20, 24 mesi che presentano disturbi riconducibili allo spettro autistico. A volte i disturbi si evidenziano nell’adolescenza: nella fase di passaggio tra le medie e le superiori. Il 25%dei nostri pazienti è rappresentato da bambini stranieri.

Terapie?

Prima si fa la diagnosi e meglio è, perché si può partire subito con una serie di terapie. Ma davanti a gravi problemi di tipo comportamentale bisogna inevitabilmente ricorrere ai farmaci. E anche così abbiamo situazioni ingestibili per le famiglie.

Ma almeno quando vanno a scuola le famiglie sono sollevate.

Ma a scuola ci vanno a volte solo qualche ora al giorno, perché anche lì ci sono carenze di personale.

E quindi?

Lo ripeto: a Bolzano per i casi più gravi avremmo bisogno di una struttura residenziale con 5-6 posti, come in provincia di Trento c’è Casa Sebastiano. Migliorerebbe la qualità di vita dei ragazzi e darebbe un po’ di respiro ai genitori. Avevamo chiesto aiuto all’ex assessora Martha Stocker ma senza risultato. Adesso tornerò alla carica: parlerò con la direttrice dell’Assb e i responsabili del Centro handicap di via Fago, Serve almeno un centro diurno. Non si possono lasciare sole le famiglie.













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