Franchising ingannevole: società delle Postedenunciata per truffa da due donne a Bolzano

Associazione per delinquere e truffa pluriaggravata. Sono le ipotesi di reato contenute nella denuncia fatta da due donne altoatesine nei confronti dei responsabili del progetto «Kipoint» nell’orbita di Poste Italiane spa


Mario Bertoldi


BOLZANO. Associazione per delinquere e truffa continuata pluriaggravata. Sono le due ipotesi di reato contenute nella denuncia depositata alla Procura della Repubblica di Bolzano da due donne altoatesine nei confronti dei responsabili del progetto «Kipoint» nell’orbita di Poste Italiane spa.
A lamentare un danno di oltre 100 mila euro sono Enza Sole, 40 anni di Laives e Sabrina De Notarpietro, 38 anni di Vadena. Si sono affidate entrambe ad un avvocato per cercare di ottenere giustizia dopo essere rimaste vittime, secondo il contenuto della denuncia, di un vero e proprio raggiro con la copertura di un ex ente pubblico (quale Poste Italiane) che gode di una particolare fama di interlocutore onesto e credibile.
Al centro del caso c’è il progetto di franchising realizzato a mezzo di una società a responsabilità limitata (la «Kipoint srl») fondata nel 2002 poco dopo la trasformazione di Poste Italiane in società per azioni e la formale liberalizzazione del settore postale.
Il progetto «Kipoint», che è stato a lungo pubblicizzato su riviste e quotidiani prestigiosi, ha sempre avuto come obbiettivo la creazione di punti vendita in franchising a cavallo tra l’ufficio postale, il negozio di cancelleria e l’internet point. In sostanza l’affiliazione con piccoli imprenditori locali (cercati attraverso attività promozionale ed un sito internet dedicato) si traduce in un esborso di rilevanti somme di denaro da parte di chi aderisce al progetto dopo essere stato allettato da prospettive estremamente favorevoli di sviluppo commerciale. Proprio su questo punto si basa l’ipotesi di truffa avanzata dalle due donne altoatesine che avrebbero dato fede a quanto era stato prospettato loro dai responsabili del progetto finendo per accusare una grave perdita economica a cui hanno dovuto far fronte (dopo la chiusura dell’attività) conm prestiti bancari personali.
A margine dell’inchiesta penale avviata dalla Procura c’è anche il pronunciamento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (presidente Antonio Catricalà) che in data 13 aprile 2010 ha pesantemente sanzionato (con una multa di 100 mila euro) definendo «pubblicità ingannevole» i messaggi pubblicitari diffusi sul mercato dalla società «Posteshop spa» volte a promuovere la rete in franchising «Kipoint».
Nel provvedimento l’Autorità Garante parla di «elevato grado di ingannevolezza» dei messaggi pubblicitari contestati con particolare riferimento all’entità del fatturato realizzabile dai soggetti affiliati, nonchè alla solidità e allo sviluppo della rete «Kipoint».
La denuncia presentata dalle due donne altoatesine alla magistratura penale è molto dettagliata. Si fa riferimento al «meccanismo psicologico di pressione» costituito da grafici della presunta crescita della rete «Kipoint» in Italia con previsioni di incassi annuali per ogni punto vendita di circa 220-240 mila euro con profitti lordi dal 50 e sino al 70 per cento. Indicazioni che, secondo le denuncianti, sarebbero di pura fantasia.
La realtà, dopo che l’investitore locale ha speso somme consistenti per scegliere, adeguare alle direttive nazionali e aprire il punto vendita, si dimostrerebbe quasi subito ben diversa anche a seguito della concorrenza messa in atto sul mercato da Poste Italiane spa con proprie società.

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