Il lutto

Giovanni Perez, addio a un giornalista di razza 

È scomparso a 90 anni: avvocato, ha lavorato a lungo all’Alto Adige, dove ha guidato anche la cronaca di Bolzano. È stato tra coloro che hanno creato un’edizione ad hoc per la “perla delle Dolomiti”, facendo nascere il Corriere delle Alpi



BOLZANO. È scomparso all’età di 90 anni Giovanni Perez, giornalista bolzanino, che per anni ha guidato la cronaca di Bolzano dell’Alto Adige. È stato tra coloro che hanno creato l’edizione bellunese-ampezzana dell’Alto Adige, divenuto “Il Corriere delle Alpi”. Pubblichiamo di seguito il ricordo di quattro colleghi.

«Giovanni - ricorda Ettore Frangipane - per i suoi amici di anni lontani era Alonzo: così lo aveva soprannominato bonariamente don Gualtiero Vinotti, insegnante di religione del liceo Carducci, negli anni Quaranta-Cinquanta, irridendo un poco allo spagnoleggiare del suo cognome. Per me, suo compagno d’istituto, è rimasto quindi negli anni affettuosamente Alonzo. Il liceo, l’università, il cineclub, qualche vacanza insieme, e insieme abbiamo fatto il nostro ingresso nel giornalismo: carta stampata lui, microfono io».

«Quando una persona che conoscevi muore - scrive Riccardo Bucci - nasce dentro di te un ricordo di lui fatto di parole, di accenti e di tante immagini di quegli infiniti scampoli di vita vissuti assieme. La scomparsa di Giovanni Perez, fa riaffiorare nella mia mente mille ricordi immersi quasi tutti in una scenografia professionale che ha come sfondo il palazzo di giustizia di Bolzano. È infatti proprio nelle aule del monumentale tempio dei togati stile Piacentini, che verso la metà degli anni Settanta ho conosciuto Giovanni. Avvocato non prestato, meglio sarebbe dire fortunatamente… regalato, al mondo del giornalismo nel quale ha vinto la causa forse più nobile e importante che un cronista possa affrontare: cercare la verità. Esattamente come ha raccontato, nella sua ultima importante fatica professionale, il libro autobiografico dato alle stampe due anni fa, dal titolo: “Cercare la verità”. Giovanni è entrato nella dimensione degli “scriba” da indossatore della toga a critico delle toghe, quando fare il cronista di giudiziaria (io scrivevo e quei tempi per l’Adige, lui per l’Alto Adige) era davvero impresa ardua. Ma più che gli “scoop” (notizie in esclusiva), Perez era sempre alla ricerca di quella verità che fa spesso rima con umanità. Ogni causa aveva per lui sempre un risvolto umano, un retroscena spesso più interessante della stessa sentenza. A volte difficile da raccontare, ma sicuramente importante per far capire al lettore il contesto sociale in cui si muovono quanti finiscono per ragioni diverse dietro la sbarra degli imputati. Dopo l’esperienza a “L’Adige” e all’ “L’eco di Padova”, sono tornato all’ “Alto Adige” e mi sono ritrovato così a fianco di Giovanni, collega di testata questa volta, nella redazione di Bolzano, fino a quando nel 1989 passai al neonato “Il Mattino” dell’Alto Adige. Anche nell’esperienza vissuta sotto la stessa bandiera, Giovanni è sempre stato un punto di riferimento, un amico speciale al quale raccontavi anche i tuoi affanni privati perché lui sapeva, da consumato e sensibile uomo di mondo qual era, sempre darti la pacca giusta sulle spalle per farti andare avanti, per farti tornare il sorriso sul volto. Dotato di fiuto giornalistico, guidando per lunghi anni la redazione centrale di Bolzano, ha avuto ad un certo punto la grande intuizione di dare più spazio alla cronaca di Cortina d’Ampezzo. Puntando sulla proficua collaborazione di Nives Milani e Marcella Corrà, ha dato vita così ad un progetto in cui credeva con puntigliosa convinzione: creare una edizione ad hoc per la “perla della Dolomiti”, facendo nascere in questo modo il “Corriere delle Alpi”».

«Con Giovanni Perez - ricorda Ennio Simeone, già direttore dell’Alto Adige - ci siamo conosciuti quando, nel novembre del 1988, andai a Bolzano per il Gruppo Espresso a dirigere il quotidiano «Alto Adige», dove lui era caposervizio per le cronache della provincia di Bolzano. Ci ritrovavamo insieme anche nell’intervallo a pranzo al ristorante e talvolta anche a cena. Mi fece un corso accelerato, densissimo e quotidianamente aggiornato, di storia e di biografie del mondo altoatesino: ne nacque una fortissima amicizia in nome della quale, quando andai, anni più tardi, sempre per il Gruppo Espresso, a dirigere il «Quotidiano della Calabria», gli chiesi di venire giù a darmi una mano ad organizzare e a dirigere nella fase di avvio la redazione di Crotone, la prima mossa espansiva che azzardai per il piano di copertura dell’intero territorio calabrese. Si fiondò giù con lo spirito di un neofita e si mise all’opera usando l’arma della curiosità nell’esplorare il territorio, scovarne le potenzialità, raccontarlo con dovizia di particolari e al tempo stesso individuare giovani cronisti e creare le basi per organizzare una redazione funzionante dopo il rientro al nord. Furono mesi esaltanti».

«Prima di lavorare insieme al giornale - ricorda Luca Fregona, caporedattore dell’Alto Adige - ho conosciuto Giovanni ad un programma per la radio Rai regionale che si chiamava “Tredici pagine” di storie di cronaca nera, sceneggiate con attori. Lì Giovanni mi ha trasmesso il gusto di indagare nel passato. Nelle cose che non cambiano mai: le passioni, le omissioni, i tradimenti e i drammi delle persone. E che la giustizia davanti a un torto subìto non va mai in prescrizione».













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