Gli architetti rilanciano: «I blocchi? Coloriamoli»

Stramandinoli (Ordine e Fondazione): «Piante e fiori aumentano l’invasività delle barriere. Un’alternativa possono essere anche le vecchie rogge di granito»


di Paolo Campostrini


BOLZANO. «Ancora un paio di giorni per pensarci e poi decidiamo...». Renzo Caramaschi si è sentito ieri con l’assessora Maria Laura Lorenzini e Ivan Moroder, il suo capo della pianificazione a cui ha delegato il compito di studiare una soluzione per gli “orribili dissuasori”. Ovvero: le barriere di cemento per bloccare eventuali attacchi terroristici, sistemate in centro in vista della Festa di Re Laurino (ma che probabilmente resteranno - almeno - fino a tutto il mercatino di Natale).

«Ho chiesto se sia possibile abbellirli questi muri di cemento - ha chiarito il sindaco -, non ho imposto loro di metterci dei gerani...».

Anche se il verde resta una delle tre ipotesi in campo, visto il parallelo coinvolgimento della Giardineria comunale. «Ma con dei limiti - ha chiarito ancora ieri Caramaschi - che sono quelli legati al loro ruolo: al di là del tema sicurezza, sono dei dissuasori stradali e come tali devono essere indicati. Con strisce visibili come per i cantieri stradali. Ma dentro questi schemi una qualche forma di eleganza va trovata. E la troveremo».

Ma è qui che le opinioni divergono. Non solo all'esterno della giunta.

«Sono stata molto colpita dalla proposta dell'architetto Zoeggeler - ha detto ad esempio l'assessora Lorenzini - che vorrebbe trasformarli in sedute cementizie. Bellissima idea la polifunzionalità. Ma il sindaco ieri mi ha detto: cara Maria Laura e se poi arriva qualcuno e travolge anche chi ci sta seduto? Insomma ogni proposta va vagliata con attenzione in termini di risultati in prospettiva emergenziale...».

Ma Michele Stramandinoli, architetto, esponente di spicco di Ordine e Fondazione, attualmente impegnato nel grande cantiere di palazzo Campofranco in Piazza Walther, chiede coerenza nelle scelte, vista la sensibilità urbana e ambientale di una città come Bolzano: «In fondo - osserva - si sta parlando di sicurezza ma anche di arredo urbano. E allora trattiamo il tema arredo come tale senza doverli necessariamente nascondere questi benedetti blocchi...».

Si parlava di fiori architetto o di piante... «Direi di no, perché aumenterebbero l'invasività del manufatto e, se si optasse per piante, pregiudicherebbero il paesaggio e le prospettive».

E quindi?

«Perché non provare soluzioni pittoriche - propone Stramandinoli - dar loro un colore o più colori. Creare dei cromatismi che tolgano ai new jersey quell'immagine cementizia che sa tanto di cantiere A22 piuttosto che di centri storici da preservare con la massima sensibilità».

Ma l'architetto si spinge oltre. E ricorda che Bolzano è dotata di quelli che lui chiama "vecchie rogge". Si tratta di pesanti blocchi di granito, usati in passato per altri scopi, e che ora, anche in centro a Bolzano, sono usate in alcuni casi come fioriere.

«Ne ho visti in Piazza Domenicani e anche altrove intorno. Bene, immagino siano molto resistenti. Ma so anche che sono antiche. E dunque possono essere contestualizzate negli stessi luoghi che occupavano in passato, vicino alle stesse vie. Ecco - conclude Stramandinoli- questo per dire che sarebbe bene dedicare un minuto in più alla riflessione, chiedersi cosa vogliamo fare e soprattutto accettare il fatto che questi oggetti resteranno a lungo. Un minuto in più di dibattito, qualche documentazione sul territorio potrebbe consentirci di evitare scelte incoerenti rispetto al tessuto urbano. E che, oltre alla paura, aumenterebbero il brutto».

Insomma, il dibattito sulla necessità di conciliare sicurezza e decoro urbano continua ad appassionare. La città blindata, percorsa da trincee di cemento armato, non piace.

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