la storia

Gli attentati del 1979. Tritolo all’alpino e alla statua di Hofer

La ripresa del terrorismo pantirolese: bombe al Monumento e a Brunico A Merano la risposta del “Movimento italiano Alto Adige”


di Fabio Zamboni


BOLZANO. Gli anni Sessanta, in Alto Adige, era stati caldi, molto caldi, infiammati da una serie di attentati di marca sudtirolese. A livello politico si facevano piccoli passi avanti, si arrancava, e quel faticoso iter per arrivare poi al Pacchetto e a una possibile convivenza ebbe una colonna sonora assordante, scandita dal tritolo. Ci fu poi una pausa, fino alla fine degli anni Settanta, quando nel giro di un anno si registrarono una decina di atti terroristici. Mercoledì 12 settembre 1979 il titolo d’apertura del giornale era questo: «Attentato: salta in aria / il monumento all’alpino». A Brunico per la terza volta fu fatta saltare col tritolo la statua che andò distrutta ad opera del sedicente Tiroler Schutzbund.

La notizia – nel nostro settimanale viaggio dentro i settant’anni del giornale – ci ha colpito perché in quel periodo si registrarono una decina di eventi simili. Nella cronaca di Brunico, il giornalista sottolinea l’accanimento dei dinamitardi verso quel povero simbolo dell’italianità e ricorda come in una serie di volantini distribuiti in quel periodo gli oltranzisti di “Tirol” dichiarassero apertamente la loro volontà di cacciare gli italiani dal Sudtirolo attraverso l’autodecisione. «Questo attentato – osserva il cronista – pare sia da mettere in relazione con la ricorrenza del sessantennale dell’annessione dell’Alto Adige all’Italia, avvenuta con il trattato di Saint Germain firmato il 10 settembre del 1919». Ma veniamo ai fatti. «Ore 4.40. La piazza Cappuccini, che si trova nel centro di Brunico, è deserta. Ma nel parcheggio antistante al monumento, alto oltre 3 metri, sono in sosta varie vetture e dentro una di queste si sono fermati a dormire due giovani austriaci. Immaginate il loro spavento quando sono stati svegliati dal boato provocato da 5 o 6 chili di tritolo…».

Accanto alla notizia di cronaca, una scheda con l’elenco dei dieci attentati dinamitardi collezionati dalla nuova ondata di terrorismo che si era abbattuta in quel periodo sull’Alto Adige. Si partiva dal 30 settembre del 1978 con l’esplosione al monumento alla Vittoria, rivendicata da ben tre organizzazioni di matrice opposta. Il 2 ottobre era poi toccato alla chiesa di Frangarto, poi nel marzo del 79 al monumento ad Ettore Tolomei eretto a Montagna. E avanti così, fino al terzo attentato al povero alpino brunicense che da statua intera diventerà in seguito un semplice busto.

Del resto quell’attentato al monumento all’alpino del settembre ‘79 ebbe uno strascico clamoroso: pochi giorni dopo, il 27 settembre, l’Alto Adige dedicava lo stesso spazio in prima pagina ad un’altra esplosione: «Salta in aria a Merano la statua di Andreas Hofer». Il sommario parlava di “deplorevole atto di ritorsione”, considerando giustamente questa nuova incursione terroristica come la vendetta contro l’alpino di Brunico. «Sotto la statua crollata a terra ma in buono stato – osservava il cronista – sono stati rinvenuti volantini firmati “Movimento italiano Adige” e inneggianti all”abolizione della proporzionale e del bilinguismo frutto del tradimento di politici locali”». Piace qui sottolineare la posizione del giornale rispetto a questi eventi. È vero che l’Alto Adige è sempre stato il punto di riferimento della comunità italiana, ma è anche vero che ha preso quasi sempre posizioni favorevoli alla convivenza anche quando sarebbe stato economicamente strategico cavalcare posizioni nazionalistiche . Nel caso dell’attentato alla statua di Andrea Hofer, ad esempio, accanto alla notizia di cronaca appariva un editoriale, sicuramente opera dell’allora direttore Gianni Faustini, intitolato “Un’offesa gravissima”. Diceva: «Il nuovo attentato in Alto Adige solleva domande inquietanti. È stato colpito un simbolo della patria tirolese, dell’unità del Tirolo e la scelta dell’obiettivo non potrà che rappresentare un ulteriore anello di una particolare catena di azioni, ritorsioni e controritorsioni, di avvelenamento delle coscienze».













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