Gli operai sulla gru: non ci pagano 

Il cantiere della nuova Villa Melitta. Momenti di tensione ieri in via Castel Firmiano per la protesta di un gruppo di lavoratori magrebini  Stanno eseguendo le opere di cartongesso nella gigantesca struttura, ma non ricevono alcun salario da mesi. Alcuni di loro addirittura da sette



Bolzano. Sono arrivati di buon mattino nel grande cantiere di via San Leopoldo, all’angolo con via Castel Firmiano, e, come accade ormai da mesi, hanno iniziato a lavorare. Ma quella di ieri, per i gruppo di operai magrebini che stanno realizzando opere in cartongesso all’interno di quella che sarà la nuova clinica Waldner, non era una giornata come le altre. E lo si è capito presto. Perché, tra gli operai, si respirava il malessere e la rabbia di chi non ne può più di una situazione divenuta ormai insostenibile. Insostenibile come lo sarebbe per chiunque non percepisse lo stipendio da tempo. Troppo tempo. Qualcuno di loro, infatti, non vede denaro da sette mesi, gli altri da due o tre mesi, e continuare serenamente a lavorare risulta impossibile.

«Che fare, quindi?» si sono chiesti gli uomini, dopo essersi trovati d’accordo sulla necessità non tacere oltre. Serviva un’azione eclatante. Un’azione che non richiamasse solo l’attenzione delle ditte morose, ma dell’intera opinione pubblica, per dire a tutti che anche a Bolzano, ricco capoluogo del ricco Alto Adige, accadono certe cose. Hanno scelto di salire su una delle gru installate nel cantiere e di rimanere lì, “bandiere” viventi della protesta di chi chiede solo ciò che gli è dovuto. E così hanno fatto. Due di loro si sono arrampicati sulla torre della gru e lì sono rimasti, a decine di metri d’altezza, per un paio d’ore, sotto il sole cocente. Pochi minuti più tardi, informato il capo cantiere di quanto stava accadendo, è scattato l’allarme e, sul posto, sono arrivati i carabinieri di Bolzano, responsabili dell’ufficio del lavoro e rappresentanze sindacali.

Responsabili della situazione sarebbero due delle ditte subappaltatrici che, servendosi di manodopera straniera, sarebbero responsabili non solo dei mancati pagamenti, ma anche delle posizioni irregolari di numerosi lavoratori. «Qui siamo almeno in 25 – spiega uno dei lavoratori – abbiamo famiglie e figli di mantenere. Lavoriamo per molte ogni giorno e non è ammissibile essere trattati così. Non veniamo pagati da mesi, qualcuno anche da sette mesi, e adesso è arrivato il momento di dire basa. Anche perché i responsabili delle imprese che dovrebbero pagarci e regolarizzarci postano su Facebook foto delle loro vacanze in luoghi esotici. Beh, le stanno facendo con i nostri soldi. Oggi abbiamo deciso che la misura era ormai colma e, fino a quando non ci daranno ciò che ci spetta, non solo incroceremo le braccia, ma impediremo agli altri lavoratori di entrare in cantiere».

Quasi superfluo, ma indispensabile sottolineare che il committente è completamente all’oscuro dei meccanismi si assegnazione dei subappalti e della situazione che si è venuta a creare.

Sul cantiere, ieri, anche Stefano Schwarze della Cgil Fillea, che ha ascoltato i lavoratori e, nelle prossime ore, incontrerà ancora alcuni di loro per decidere quali azioni intraprendere. «C’è una complicata situazione di appalti e subappalti – spiega il sindacalista – e occorre innanzitutto fare chiarezza».

«A Cassa edile – spiega ironico uno degli operai che protestano – risulta iscritto un solo lavoratore tra quanti stanno lavorano alle opere di cartongesso. Ufficialmente, insomma, l’intero lavoro, che ammonta a circa un milione di euro, viene portato a termine da un solo lavoratore. Dev’essere un superuomo».

La vertenza, insomma, appare lontana da soluzione.

La nuova Villa Melitta, clinica di riabilitazione di proprietà della famiglia Waldner, dovrebbe aprire alla fine di quest’anno o, al massimo, all’inizio del prossimo. Quattro i piani, 166 posti letto, 80 per la struttura residenziale, altrettanti per le lungodegenze, con al loro interno 40 dedicati al “nucleo Alzheimer”.

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