Glorenza, i topi ricorrono alla Corte suprema Usa

Antonin Scalia, decano dei giudici statunitensi in visita alla città venostana ha acquisito gli atti del processo medievale che portò alla cacciata dei ratti


di Simone Facchini


GLORENZA. Chi conosce il processo ai topi di Glorenza? Bene, cinquecento anni dopo i ratti del paese venostano condannati all'esilio potrebbero ricorrere in appello, alla Corte suprema degli Stati Uniti. Chissà se avrà competenza. Certo intanto uno dei nove membri del tribunale è stato messo al corrente dell'antico processo. E non è nemmeno uno qualunque dei nove: si tratta di Antonin Scalia, quello con più lunga militanza all'interno della corte. Lo mise lì Ronnie Reagan, era il 1986. Un quadretto surreale, che immortala la visita di due illustri personaggi a Merano e ai suoi dintorni. Antonin Scalia, accompagnato da Ronald Cass, giurista e rettore dell'Università di Boston, e dalle rispettive consorti, di recente sono stati in visita in queste terre tradizionalmente propense ad accogliere nomi celebri. Ospitati dalla famiglia Fuchs al castello Forst, hanno voluto conoscere il territorio con la curiosità e la schiettezza tipiche americane. E nel loro pellegrinaggio assistito sono stati accompagnati pure a Glorenza, che nel tardo medioevo assunse ruolo cruciale nella valle, polo commerciale ma anche giudiziario. Qui il conte Alberto di Tirolo trasferì il tribunale civile che prima aveva sede a Malles. E proprio davanti a questo tribunale si celebrò uno fra i procedimenti legali più famosi della storia altoatesina, il processo ai topi. Nell'ottobre del 1519 Simon Fliess di Stelvio sporse querela al giudice Wilhelm Hasslinger per conto dei suoi compaesani, esasperati, per i danni che i ratti provocavano alle colture. Le condizioni già miserrime degli abitanti di Stelvio non consentivano nemmeno più di versare i tributi a Glorenza. E i topi, in tutto questo, avevano la loro responsabilità. Fu istruito il processo, con tanto di pubblica accusa affidata a Minig Schwarz di Stelvio e avvocato difensore d'ufficio nella persona di Hans Griebner di Glorenza. Per mesi si susseguirono arringhe testimonianze. La sentenza arrivò a maggio dell'anno successivo: i topi furono condannati all'esilio, ma l'avvocato difensore riuscì ottenere delle condizioni. Il giudice dispose la costruzione di un ponte sull'Adige per favorire l'esodo e ordinò che durante il tragitto cani e gatti venissero chiusi in casa affinché non molestassero i ratti. Inoltre diede tempo due settimane in più alle femmine gravide e ai topi malati. Tutta la storia, tradotta in inglese, è stata trascritta su una pergamena: “The trials of mines of Glurns” è stata consegnata ad Antonin Scalia dall'ex sindaco di Glorenza, Alois Riedl. Il giudice statunitense ha accettato di buon grado il siparietto, leggendo il documento con animo fra il serio e il faceto. Pare abbia apprezzato l'equità della sentenza. Ma avrebbe anche ravvisato qualche possibilità d'appello per i topi. Sarà riaperto il caso?

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