Il caso

Green Pass obbligatorio, aziende altoatesine preoccupate: "Più posti per i test"

Imprenditori e artigiani al bivio mentre premono con forza per aumentare la quota di lavoratori vaccinati: «Se le farmacie non riescono a garantire tamponi per tutti, la Provincia deve intervenire»



BOLZANO. Monta la preoccupazione, in Alto Adige, per l’introduzione del Green pass obbligatorio sul posto di lavoro.

Preoccupati gli imprenditori che ne hanno caldeggiato l’introduzione, ma che ora pregano i lavoratori di ridurre al massimo la quota di non vaccinati e nel frattempo hanno chiesto alla Provincia di aumentare i punti per eseguire i test, richiesta avanzata anche dagli artigiani, fra i quali si stima che i non vaccinati assommino ad una quota compresa fra le 8 e le 10 mila unità, in imprese che in media hanno 3,5 dipendenti, e nelle quali una sola assenza può diventare pesantissima e rischia di frenare l’attività lavorativa.

In generale si stima che la quota di lavoratori non vaccinati stia fra il 10 e il 20% del totale. Per questo chiedono di moltiplicare i punti tampone anche i bancari italiani, e questo a spese dell’ente pubblico.

Assoimprenditori

Chiarisce il direttore di Assoimprenditori Josef Negri: «Noi abbiamo chiesto l’introduzione del Green pass, è l’unica strada per garantire alle aziende di poter continuare ad operare; la via cardinale rimane il vaccino, ma, anche se mancano dati precisi, sappiamo che la quota di non vaccinati in Alto Adige si assesta fra il 10 e il 20%».

Mancano ormai dieci giorni all’obbligo, e domani si terrà un webinar operativo. «Informeremo i nostri associati sulla parte operativa, gli obblighi dei lavoratori che devono averlo, dei datori di lavoro che devono controllarlo e delle conseguenze che ne nascono. Stimiamo che fra 40 e 50 mila lavoratori dipendenti debbano testarsi, parliamo di 120-150 mila tamponi a settimana. È una sfida molto difficile, per cui speriamo che nel frattempo sempre più persone si convincano a vaccinarsi. Le farmacie da sole non possono garantire così tanti test. Per questo abbiamo chiesto alla Provincia di aprire dei centri test aggiuntivi. Intanto, diverse aziende stanno istituendo i test aziendali, interni, sia per i vaccinati che per i non vaccinati, questo incrementerà il livello di sicurezza».

I bancari

Scrive invece la Federazione Autonoma Bancari Italiani di Bolzano: «I vaccinati ottengono il Green pass. I testati ottengono il Green pass però non saranno disponibili abbastanza strutture attrezzate a garantire i tamponi/test su tutto il territorio! E i costi dei tamponi ricadono sui lavoratori. I guariti ottengono il Green pass però solo se saranno vaccinati oppure testati!

Senza voler fare una valutazione, siamo però del parere che la possibilità per ottenere il Green pass deve essere data a tutti allo stesso modo e quindi anche i tamponi devono essere messi a disposizione gratuitamente e su tutto il territorio. Chi vuole farsi testare deve essere in grado di farlo! Chiediamo pertanto ai politici di essere coerenti con le proprie decisioni anche per chi è guarito. Il Green pass deve essere rilasciato anche a chi è guarito dal Covid-19 senza richiedere alcun test o vaccino».

Gli artigiani

Claudio Corrarati, presidente Cna, precisa: «Stiamo diramando note informative su come ci si debba comportare, sperando che tutti capiscano che chi è senza Green pass deve essere tenuto fuori dal posto di lavoro. Oltre all’aspetto formale c’è però da considerare quello umano, ci sono imprese con solo due o tre collaboratori che ci lavorano da decenni. Ci saranno come minimo grandi imbarazzi». Si teme che non tutti si adegueranno.

Oltre a questa difficoltà di carattere etico, morale, nel mandare a casa i collaboratori e lasciarli senza stipendio, rimane la grande preoccupazione aziendale: «Se dovessero esserci problemi per il non sufficiente numero di tamponi eseguiti, questa cosa porterà con molta probabilità a rallentamenti, forti, verso i clienti».

A detta degli artigiani Cna «ci vuole un piano b, lo diciamo da tempo, non solo legato ai test. Nei giorni scorsi ho telefonato al presidente Kompatscher, perché in questo caso l’autonomia deve distinguersi, dobbiamo agire in maniera virtuosa. Si rischia di fermare le attività o di rallentarle proprio nel momento in cui ci sarebbe da correre, da accelerare per recuperare il tempo perso causa Covid».

Oltre a una rete capillare di punti per effettuare i test, ritenuta quanto mai necessaria, Corrarati ha chiesto alla giunta di intervenire quanto meno sugli appalti pubblici: «Se per cause di forza maggiore un’impresa non dovesse riuscire a garantire i tempi di consegna, non dovrebbe essere sottoposta a penali. Sarebbe auspicabile un atteggiamento del genere anche nel caso degli appalti privati». Un grosso problema al momento è che «il ministero aveva promesso di emanare linee guida chiare, di cui ci sarebbe estremo bisogno per poterle divulgare per tempo. Ora molte imprese non sanno che sorprese le attenderanno, cercheranno di trovare soluzioni, spereranno di avere interpretato in modo corretto». DA.PA













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