I cent’anni di Aloisia che insegnò il tedesco ai nobili milanesi 

Quarant’anni come Fräulein per famiglie come i Treccani La vita agiata, le vacanze a Portofino e a Sankt Moritz


di Davide Pasquali


BOLZANO. «Mi chiamo Aloisia Pechlaner. Sono nata a Bolzano il primo aprile del Novecentodiciotto». Si presenta così, la Fräulein, come ancora oggi le piace farsi chiamare, in ricordo dei quattro decenni trascorsi nelle case della Milano-bene per insegnare il tedesco ai figli dei nobili («mica la grammatica, nella pratica, a tavola, perché i bimbi imparano molto più in fretta degli adulti»). Ieri alla casa di riposo di via della Roggia la Fräulein ha festeggiato i suoi cento anni.

«Le gambe, insomma...» Ma lo spirito c’è tutto: presentissima. Neanche il caso di dire che è lucida, sarebbe offensivo. Di lei don Walther Ausserhofer, responsabile della pastorale tedesca di Regina Pacis, tiene a raccontare: «È una persona molto positiva; anche se soffre, se succede qualcosa di male. Lei vede solo il lato positivo, il bello. E racconta solo cose positive. Sempre sorridente, non litiga mai con nessuno. Conosco anche persone che le hanno fatto del male, ma lei non le condanna; “la vita continua”, ama ripetere». Eccome, se per lei la vita continua. Don Walther chiosa: «Molti, invecchiando, si incattiviscono. A lei non è successo, anzi. Forse per questo motivo è giunta a questo traguardo». Sembra un racconto agiografico, ma la realtà è proprio questa. Aloisia sorride. Parla con tutti. Solo parole buone. Ne avrebbe, da raccontare, di tutti colori. Potrebbe scrivere un libro, spiegano ospiti e inservienti della casa di riposo. Ma Aloisia, anche ieri, raccontava solo il meglio. «La cosa più bella è stata questa: domenica è venuto a trovarmi il mio ultimo bimbo milanese, cinquant’anni suonati. E la mia bimba più vecchia, che ha superato i settanta, mi ha telefonato per farmi gli auguri».

Tre torte, perché una non bastava a farci stare sopra il “100”. La visita del sindaco. Musica e cori, bilingui. Prima “Vecchio scarpone”, ma poi lei ha chiesto “Trink Brüderlein trink”, «ché un bicchiere, ma solo ai pasti, mi piace». E se la ride di gusto.

Aloisia nasce che la prima guerra mondiale ancora non è finita. «Ho perso i genitori presto. Mia sorella aveva sette figli, tutti maschi. Li ho tirati su io. A un certo punto pensai che avrei potuto occuparmi anche di altri bimbi, e così, su suggerimento di una signora, feci domanda ad un’agenzia. Milano, perché a Bolzano guadagnavo solo 40 lire al mese. Avevo 16 anni. La prima famiglia furono i conti Treccani degli Alfieri, primi editori dell’omonima enciclopedia. Rimasi per 18 anni. In 40 anni ho cambiato solo quattro famiglie. I bimbi crescono... Ma non ho mai dovuto cercare lavoro. Se la contendevano, la Fräulein. Che tempi: per 28 anni due mesi d’estate a Portofino. E le vacanze a St. Moritz. Quando me ne sono andata da Milano, il dottore, servito e riverito da 15 persone, mi chiese: “Come fa, con tre valige e due sole mani? Oggi l’autista non mi serve e siccome a casa, a Bolzano, non avrà niente da mangiare, strada facendo si fermi pure a pranzo con l’autista”. Non lo scorderò mai. I milanesi sono dei grandi».(da.pa)













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