LA RIFORMA DELLA SANITA'

I medici altoatesini: "Troppi 7 ospedali in provincia di Bolzano"

La commissione per il riordino clinico per la prima volta ammette che bisogna razionalizzare il numero delle strutture


Valeria Frangipane


BOLZANO. «Sette ospedali in Alto Adige sono troppi. È inaccettabile che la riforma pretenda di mantenerli». Gli esperti della Commissione per il riordino clinico, tornati a discutere la bozza di riforma sanitaria del direttore Oswald Mayr, non vogliono pìù sentir parlare di sette nosocomi e per la prima volta lo hanno detto chiaro e tondo. Il presidente Pitscheider allora ha tolto il sette: «Parliamo di ospedali».
Doveva essere una riunione interlocutoria, anche se Mayr in cuor suo sperava che la bozza finisse approvata. La Commissione, invece, si è presa una settimana di tempo per lavorare a modifiche e correzioni che mettano tutti d’accordo mentre i commenti degli esperti sono taglienti: «Ci hanno presentato un documento generico. Talmente generico da sperare che potesse passare». Un numero però Mayr e la Provincia l’hanno lasciato: sette. E un documento così parte storto. «Tutti e sette gli ospedali - recita la bozza - proseguiranno con l’offerta di prestazioni dell’Asl con compiti e competenze differenti». E così ieri il presidente della Commissione per il riordino clinico, Walter Pitscheider, con un escamotage formale ha salvato capra e cavoli perché la forma è sostanza: «Sentite togliamo il numero e andiamo avanti con la discussione. Un ospedale si può sempre riconvertire». Insomma via il sette, via il dolore e avanti con la discussione. La bozza però resta debole e non convince con i suoi Centri di riferimento; i letti da togliere dai singoli reparti per dividere i pazienti tra “chirurgici” e “medici”; il Centro di Biomedicina vicino all’ospedale e tutto il “territorio” da riorganizzare perché - come spiegano in assessorato - il 25% dei ricoveri negli ospedali e delle richieste di visite specialistiche che arrivano dai medici di base è inappropriata. In due parole, evitabile. L’Ordine dei medici pur aperto ad ogni novità ed attento a calibrare le parole «perché la sanità in Alto Adige è buona» in un documento consegnato a Pitscheider esprime tutta la sua perplessità. «Al progetto di riforma clinica del nostro sistema sanitario mancano dati indispensabili per esprimere una valutazione serena. Non c’è traccia alcuna di progetti di sviluppo di medio-lungo periodo, di assetto pratico delle strutture, di assegnazione delle risorse, delle fasi di realizzazione, delle scadenze, dei costi». Insomma, una scatola vuota. «Non si capisce poi in base a quali criteri ed a quali parametri vengano identificati i Centri di riferimento. Lo stesso Centro di Biomedicina appare come una pura dichiarazione di intenti». Il presidente dell’Ordine, Michele Comberlato, chiede chiarezza: «Mi piacerebbe avere in mano dei dati valutabili e sono sicuro che ci arriveremo».
 Claudio Volanti, segretario dell’Anaao, parla a sua volta di bozza vuota e fumosa. «E poi basta con questi sette ospedali. Sono due anni che la riforma clinica giace immobile e dopo tutto questo tempo tornano a spiegarci sempre la stessa cosa. Ma che ci dicano chiaro e tondo cosa vogliono fare e dove vogliono farlo! Che abbiamo il coraggio di parlare di sette edifici e di dire cosa vogliono metterci dentro. E poi è inutile che la politica faccia finta di chiederci un parere quando alla fine fa sempre quel che vuole».
 Per Volanti l’unica razionalizzazione e riorganizzazione è in atto all’ospedale di Bolzano mentre in provincia reparti e primariati restano uguali a se stessi. «A Bolzano hanno accorpato la Medicina, accorpato la Chirurgia». E finiranno pure per accorpare la Rianimazione. «In periferia invece non osano toccare nulla. Il Consiglio dei sanitari, infatti, si riunisce la settimana prossima con un ricco carnet per nominare le commissioni che dovranno scegliere il nuovo primario di Pediatria a Silandro, il nuovo primario di Ginecologia a Vipiteno, il nuovo primario di Rianimazione a San Candido. Tutta ’sta riorganizzazione in periferia non la vedo mentre a Bolzano la tocco con mano». Insomma la bozza di riforma sta passando un gran brutto momento anche se il direttore generale dell’Asl unica, Andreas Fabi, la difende: «Non è vero che è una scatola vuota, contiene i presupposti per fissare dei paletti importanti che possono metterci in grado di gestire il passaggio».
 Pitscheider spiega che la bozza - quando parla di appropriatezza delle prestazioni - centra il bersaglio.
 In che senso? «Nel senso che non possiamo pensare di soddisfare tutti i desideri dell’utente ma dobbiamo dotarci degli strumenti per valutare quali siano













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